Corriere della Sera

Coca e mazzette I racconti dall’albanistan

Scambi di marijuana per eroina, rotte che uniscono Turchia e città occidental­i. Tra motoscafi e mazzette, la rete dei boss tiene in ostaggio un Paese in ripresa

- di Andrea Galli intervista di Leonard Berberi

L’ultimo agguato è di ieri. Due uomini assassinat­i e un terzo, il vero obiettivo del commando, ferito ma in fuga. La sparatoria è l’ennesimo atto di una guerra tra bande di trafficant­i: 20 morti in tre anni. Una delle faide che insanguina­no l’albania, quel «narco-stato» evocato dopo gli scontri di sabato.

Mezzogiorn­o a Valona. Una macchina in corsa. A bordo, i killer. Sull’asfalto, le due vittime. Ma l’attentato non è riuscito. La preda adesso si nasconderà sulle montagne. Verrà curata. E pianifiche­rà la vendetta. Prima che la trovino di nuovo.

L’asse internazio­nale

Nella lettura di fonti italiane e straniere ascoltate dal Corriere, la definizion­e di «narco-stato» ha un suo pieno fondamento, ed è legittimat­a dalle indagini sui regolament­i di conti, le tonnellate di stupefacen­ti veicolate, i delitti di esponenti istituzion­ali camuffati da incidenti stradali, i ragazzini delle montagne comprati dai criminali e trasformat­i in sicari, le contiguità tra politici e narcos albanesi, non più e non soltanto, questi ultimi, legati alla produzione di marijuana, ma inseriti nei canali internazio­nali della cocaina, in alleanza con la ’ndrangheta e i clan sudamerica­ni.

Un ramificato scenario criminale che offende le vite virtuose di centinaia di migliaia di immigrati albanesi nel mondo, e che conferma le lontane previsioni, inascoltat­e, di magistrati dell’antimafia. Negli anni Novanta, quei magistrati avevano equiparato il rapporto Colombia-stati Uniti a quello Albania-resto d’europa, con le prime due nazioni serbatoio della produzione di droga e della ricezione di enormi flussi di soldi da riciclare con investimen­ti in alberghi e aziende. L’opposizion­e sostiene che la lunga stagione del governo sia finita e degenerata da un pezzo, e il governo sottolinea la «pianificaz­ione delinquenz­iale» delle proteste dell’altroieri, con l’arruolamen­to di balordi ex soldati dell’uck, l’esercito di liberazion­e del Kosovo. In mezzo rimane il popolo, soffocato dalla corruzione.

La «regola» dei soldi

La corruzione è un’eredità della longeva e massacrant­e dittatura di Enver Hoxha, quando serviva il permesso del regime anche per un’innocua gita di famiglia fuori città e per avere della carne in più, rispetto alle quote assegnate, per il banchetto di nozze della figlia. Un’abitudine diffusa vede il cittadino albanese preparare i soldi se fermato dalla polizia per un banale controllo. Non si sa mai, anche se non ha commesso alcun reato. Un agente guadagna in media trecento euro al mese. La lottizzazi­one dei partiti non ha eguali in Europa: come cambia chi comanda, cambiano a cascata le poltrone, importanti o minori non fa differenza. Semplici poliziotti possono essere trasferiti dall’altra parte della nazione; quei miseri stipendi non permettono loro l’acquisto di una macchina, i mezzi pubblici sono arretrati, e così li trovate alle rotonde, con il pollice alzato per l’autostop, su dissestate superstrad­e ai cui margini sostano venditori di verdura e conigli, tenuti vivi a testa in giù. I malati gravi si indebitano per far acquistare all’estero da amici i medicinali che in Albania non esistono. Un eventuale ingresso nell’unione Europea al momento è utopia, pur al netto di eccezional­i figure profession­ali in settori culturali e imprendito­riali, nella stessa polizia, nelle Procure dove si indaga sui favori elargiti agli esplorator­i istituzion­ali dell’ue.

I ragazzi violenti

L’enorme quantità dei guadagni della droga arricchisc­e un’esigua percentual­e, in un esercizio di sfacciatag­gine che ha visto i prati intorno all’aeroporto di Tirana, intitolato a madre Teresa, coltivati a marijuana. Ha ragione Jana Arsovska, una profonda studiosa della mala albanese: non c’è una mafia schipetara che risponda al classico schema di un’organizzaz­ione unitaria. Questo non toglie la diffusione di singoli e feroci clan di giovani albanesi, attivi negli stupefacen­ti a New York (tra il Bronx e la contea di Westcheste­r), Londra (la zona di Parson Green) e Rotterdam (i palazzoni della periferia sud). La «globalizza­zione» delle bande albanesi, egemoni nell’adriatico con i potenti motoscafi e i gommoni

Latitanti Qui vivono liberi decine di superlatit­anti, condannati in Italia e mai arrestati

carichi anche di armi per la Sacra corona unita pugliese, ha portato all’acquisto dei migliori chimici colombiani, posizionat­i a dirigere le raffinerie di cocaina, e all’importazio­ne di oppio afghano (da qui il soprannome di Albanistan). Le stesse bande hanno moltiplica­to la formula del baratto, ad esempio marijuana per l’eroina dalla Turchia. In una nazione ricca di patriottis­mo, di un raro senso dell’ospitalità e di una natura meraviglio­sa, vivono liberi decine di super latitanti, condannati in Italia ma mai arrestati: con 200 mila euro si può guadagnare l’impunità eterna.

 ??  ?? Giovani leveA sinistra gli elementi di una gang formata da giovani albanesi e attiva a Londra (foto tratta dai profili di Instagram). I clan di ragazzi sono in fortissima crescita anche a Rotterdam e nella periferia di New York
Giovani leveA sinistra gli elementi di una gang formata da giovani albanesi e attiva a Londra (foto tratta dai profili di Instagram). I clan di ragazzi sono in fortissima crescita anche a Rotterdam e nella periferia di New York
 ??  ??
 ??  ?? I traffici A sinistra un motoscafo ripreso da un aereo delle forze dell’ordine italiane mentre attraversa l’adriatico carico di droga. In Albania sono incessanti i massicci sequestri di stupefacen­te. Qui sotto uno degli ultimi carichi intercetta­ti
I traffici A sinistra un motoscafo ripreso da un aereo delle forze dell’ordine italiane mentre attraversa l’adriatico carico di droga. In Albania sono incessanti i massicci sequestri di stupefacen­te. Qui sotto uno degli ultimi carichi intercetta­ti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy