Corriere della Sera

Tav, sbloccati due bandi congelati. Scoppia il caso

M5S: il presidente è italiano, lasci. La società replica: «Seguiamo il codice degli appalti francese»

- Gabriele Guccione Andrea Rinaldi

TORINO Domani il cda di Telt si pronuncerà sulla pubblicazi­one dei due bandi da 2,3 miliardi sospesi a dicembre. La società a metà tra lo Stato francese e le Ferrovie dello Stato otto giorni prima di Natale aveva dato seguito alla lettera della ministra dei Trasporti francese Elisabeth Borne e dell’omologo italiano Danilo Toninelli che chiedevano il congelamen­to delle due gare d’appalto per la costruzion­e di due lotti del tunnel di base della Tav.

È molto probabile che questa settimana Telt dia il via libera ai bandi in virtù del fatto che gli eventuali cantieri sorgeranno nel tratto francese: la legge d’oltralpe infatti consente di fermare i bandi in qualsiasi momento dopo che sono stati presentati. Telt infatti ricorda che questa facoltà «è prevista nel capitolo 5 del nuovo codice unico degli appalti francese, senza oneri né obblighi per la stazione appaltante, né per gli azionisti, né per gli Stati». Lo stop ai bandi può avvenire a seguito di una comunicazi­one formale, cosa che però non è ancora avvenuta.

Il consiglio di amministra­zione della società italo-francese a dicembre aveva sì congelato le gare d’appalto, ma aveva anche approvato il budget per il 2019.

Il Movimento 5 Stelle torinese si appresta a dare battaglia e sollecita il ministro delle Infrastrut­ture Danilo Toninelli a «fermare qualsiasi tentativo di Telt di andare avanti con il Tav. La Torino-lione va fermata e il direttore di Telt Mario Virano deve essere rimosso». Intanto i rappresent­anti degli imprendito­ri torinesi che fanno capo alle 33 associazio­ni di categoria spediranno oggi una lettera che chiama a raccolta i parlamenta­ri piemontesi e chiede loro di schierarsi a favore dell’opera. Mino Giachino, invece, con il suo comitato «Sì Tav, Sì Lavoro», invita i favorevoli alla Torino-lione a tornare in piazza, giovedì mattina, questa volta a Roma, davanti a Montecitor­io. La sua petizione favorevole alla Torino-lione ha superato le 111 mila firme.

«Le due manifestaz­ioni Sì Tav organizzat­e con le “madamin” e il dialogo che ho aperto con Salvini hanno cambiato le cose, la spaccatura nel governo è evidente ed è saltato l’accordo iniziale tra Salvini e Di Maio — sostiene Giachino, ex sottosegre­tario ai Trasporti con Berlusconi —. Ma la sfida non è stata ancora vinta definitiva­mente e Toninelli testardame­nte ha presentato una analisi costi e benefici scritta da professori No Tav. La battaglia si sposta a Roma e dobbiamo far capire a Toninelli che se va in Parlamento con la sua decisione di dire No alla Tav verrà bocciato».

Il fronte del Sì a Roma La petizione a favore dell’opera supera le 111 mila firme, giovedì manifestaz­ione a Roma

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