Corriere della Sera

A quindici anni la prima dose di eroina

I dati di San Patrignano: ingressi in comunità in aumento dell’8,8%. Sempre di più le giovanissi­me

- A. Rib.

I dati

● Secondo l’osservator­io di S. Patrignano l’età media del primo contatto con la droga è scesa a 15 anni

● Fra le dipendenze primarie c’è un balzo della cocaina che sale al primo posto (dal 44% del 2015 oggi è al 55%), poi l’eroina (32%) e la cannabis (3%)

Alice aveva 16 anni quando lo scorso ottobre è morta a causa di un’overdose da «eroina gialla» in un bagno della stazione di Udine. Adele, sua coetanea, è stata stroncata da una dose letale di ecstasy a Genova.

Due tragedie tutt’altro che isolate. A lanciare l’allarme droga tra gli adolescent­i è San Patrignano, la comunità di recupero riminese che in oltre 40 anni ha accolto oltre 26 mila tossicodip­endenti e che oggi ne ospita 1.300. Secondo gli ultimi dati del suo Osservator­io, l’età media del primo consumo di stupefacen­ti è scesa a 15 anni. Per un ragazzo su due, addirittur­a, avviene entro i 14 anni. E in media appena compiuti i 18 anni arriva il primo contatto con la cocaina (un consumator­e su due) e con l’eroina (uno su quattro).

I nuovi ingressi a «Sanpa», in totale, sono aumentati dell’8,8 per cento dal 2015 e si è passati dai 468 ai 509 del censimento nel 2017: 424 ragazzi (83,3%) e 85 ragazze (16,7%). Però se si guardano i dati sui minorenni il divario fra i generi sostanzial­mente si annulla: 15 ragazze (fra cui due 14enni) e 18 ragazzi. Fra le dipendenze primarie c’è un balzo della cocaina (dal 44% del 2015 oggi è al 55%), poi l’eroina (32%) e la cannabis (3%).

«A cambiare fra i ragazzini è la velocità con cui si passa dalla cannabis a cocaina o eroina — spiega Antonio Boschini, vicepresid­ente e responsabi­le terapeutic­o della struttura romagnola —. Mentre in passato il “salto” arrivava con la maggiore età, adesso accade già intorno ai 15 anni e siamo molto preoccupat­i».

A San Patrignano ogni giorno arrivano richieste da parte di persone in difficoltà. «L’aumento maggiore arriva proprio dagli under 18 e non riusciamo più ad accogliere tutti — continua Boschini —, tanto che stiamo ipotizzand­o di aprire un terzo centro a loro dedicato. Fino a qualche anno fa ce li affidavano nella maggior parte dei casi a scopo “preventivo” per via di disturbi comportame­ntali o perché vittime di disagio sociale. Ora arrivano sempre più minori con problemi di eroina e cocaina, specialmen­te ragazze tra i 16-17 anni che magari hanno già contratto l’epatite. Sembra di affrontare di nuovo la piaga dell’eroina degli anni Settanta».

I motivi? «È difficile generalizz­are ma i principali sono la fragilità delle famiglie e le conseguenz­e di una “cultura” dello sballo — dice Boschini — che fa sembrare ai giovani attraente assumere stupefacen­ti». Crisi della famiglia confermata dal dato che fra i nuovi entrati cresce il numero di quanti hanno figli (da 68 a 90) e oltre il 26 per cento ha invece almeno un genitore con una dipendenza.

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