Meno passaggi e gioco in verticale Piatek rende tutto facile (e segna)
Il polacco consente a Gattuso di realizzare le sue idee. «Dice solo gol, gol, gol...»
MILANO La migliore, su Piatek, Gattuso l’ha tirata fuori che era quasi mezzanotte, nell’intabarrata sala stampa dello stadio di Bergamo, un paio d’ore dopo il portentoso blitz in casa dell’atalanta che potrebbe aver rappresentato la svolta stagionale del Milan, avvicinandolo ulteriormente al sogno Champions: «I neonati dicono sempre mamma, lui dice sempre gol. Ogni volta che apre la bocca: gol, gol, gol». La questione è che poi il Pistolero i gol li fa anche: uno all’ora, in tutti i modi, destrosinistro-testa, 6 nelle 5 presenze col Milan, 17 in campionato più 8 in Coppa Italia, totale 25. Numeri sbalorditivi. Non più indizi: prove.
Dice di lui Francesco Guidolin, estasiato: «È un fenomeno, calcia come pochissimi, a me ricorda Shevchenko e il primo Torres, forza e precisione, col corpo sempre rivolto verso la porta. E ha margini di crescita enormi, senza limiti». Zibì Boniek parla di orgoglio nazionale: «Sono fiero di KP19», ha twittato il presidente della Federazione polacca. In un mesetto scarso l’imperscrutabile Pistolero ha fatto arrossire chi sghignazzava di fronte ai 35 milioni più bonus investiti da Elliott per comprarlo dal Genoa in gennaio. Altro che scommessa da vincere: il polacco non solo l’ha vinta, ma s’è preso il Milan e lo ha trasformato a suon di gol, entusiasmo e mentalità vincente. È cambiato, il Diavolo. Più smaliziato, scrupoloso, verticale, essenziale. E Kris col suo approccio minimal ne è il simbolo, lo specchio, è il facilitatore di un’idea di gioco che Gattuso aveva in mente fin dal suo arrivo ma che è rimasta per mesi intrappolata nelle paturnie adolescenziali di Higuain.
La metamorfosi è evidente: meno possesso, meno passaggi inefficaci, meno rischi, recupero palla immediato, giocata rapida per il Pistolero e pum pum pum. La rete del pareggio di sabato è il manifesto ideologico del nuovo Milan
Piatek Sono un attaccante e vorrei segnare in ogni partita, voglio continuare così. Penso che questa squadra sia come una famiglia. Adesso mettiamo la testa alla prossima partita con l’empoli
Giudizi
Guidolin: «Calcia come pochi, ricorda Shevchenko». Boniek: «Sono fiero di lui»
Decisivo
Kris Piatek, polacco, 23 anni,
17 gol in campionato: 13 col Genoa e 4 col Milan (Lapresse) che sogna in grande: ribaltamento, lancione dalla trequarti di Rodriguez e girata magnifica di Piatek. Di fatto due tocchi e ciao tutti, mentre fino a un paio di mesi fa ne servivano 15 o 20 solo per passare la metà campo. Il resto lo sta facendo una difesa che ha smesso di prendere gol grazie non solo a un Romagnoli in gran spolvero («è cresciuto molto, a 23 anni io non ero pronto a fare il capitano» assicura Maldini) ma anche alla sana manovalanza degli altri reparti. Funziona il centrocampo fisico senza più un regista vero (Biglia faticherà a riprendersi il posto, vedrete) e funziona soprattutto la mossa di convertire gli esterni Suso e Calhanoglu in terzini aggiunti. Quando la palla ce l’hanno gli altri, oggi il Milan difende in dieci uomini. E infatti la differenza, ammette Gattuso, ora la fa la compattezza: «Tutti si sacrificano».
A Rino, destinatario per mesi di critiche ingenerose, vanno riconosciuti molti meriti. La cocciuta insistenza su alcuni singoli, ad esempio, come Calhanolgu, decisivo a Bergamo. Ma più in generale va sottolineata l’efficacissima gestione del gruppo, che ora sta dando i risultati. Una prova è la nuova strategia di preparazione alle partite: qualche allenamento in meno e qualche giorno di riposo in più, con i dati a dimostrare che il rendimento individuale e collettivo è migliorato. Ma il modello Premier è solo uno dei segreti del piano Champions, giunto ora a uno snodo decisivo, col prossimo mese che dirà molte verità: Empoli, Sassuolo e Chievo prima del derby del 17 marzo. Ci siamo.