Corriere della Sera

Svindal e Vonn i totem, il futuro è della giovane Italia

L’oro di Hirscher in slalom chiude un brutto Mondiale che lancia gli azzurri del Team event

- Flavio Vanetti

AARE Pagellone finale del Mondiale di Aare (voto 3: andò meglio nel 2007; stavolta atmosfera a zero, come il voto da dare alla Fis per aver riportato per la terza volta i campionati in un luogo dal meteo folle) e doveroso incipit per l’asso che magari si piega, ma non si spezza. Marcel Hirscher (voto 8,5) è un Cannibale che può perdere — «solo» secondo nel gigante — ma che si riprende al volo. La vittoria nello slalom è sua grazie a una prima manche-terremoto, con gli avversari staccati dal secondo in su a parte il francese Pinturault. Marcel ha uguagliato il record dei 7 ori iridati del mitico connaziona­le Anton Engelbert Sailer, detto Toni: e poi dice di non badare ai primati... Nella scia di Re Marcello, che evita all’austria gli «zero tituli», si accodano Matt e Schwarz per una tripletta che prevedeva le ruote di scorta nel caso di flop del «capo».

Ma la Nazione delle Aquile (voto 7,5) stavolta non è prima e non accadeva dal 2013: colpa delle ragazze andate

(4),

a farfalle. Il medagliere lo aprono la Svizzera (8: però la farina è in gran parte della Holdener, voto 9, una delle icone di Aare 2019) e la Norvegia (8), che colpisce anche con Henrik Kristoffer­sen giustizier­e del moloch Hirscher tra le porte larghe. I vichinghi hanno sfruttato il caos del giorno della discesa, ma sarebbe ingiusto sminuire l’impresa di Kjetil Jansrud (8: ha vinto con una mano appena operata) e men che meno La più grande di tutte saluta con un bronzo pazzesco: un voto sarebbe riduttivo

(8),

quella di Svindal (10 alla carriera). L’addio d’argento di Aksel Lund si lega a quello di Lindsey Vonn, per la quale esprimere un voto sarebbe riduttivo: ha salutato, con un bronzo pazzesco visto il fisico provato, la più grande di sempre e la più comunicati­va del reame.

Svindal e Vonn sono i volti del Mondiale assieme alla citata Holdener, al nostro Dominik Paris (8,5), a Sofia Goggia (8 alla sciatrice, 10 alla tenacia L’oro di Dominik Paris in superg ha regalato il primo sorriso all’italia a Aare È il voto alla sciatrice Sofia Goggia, che merita 10 per la tenacia con cui è tornata con cui è tornata), a Mikaela Shiffrin (9, ma il personaggi­o è da 7), ad Alexis Pinturault (8: finalmente iridato) e a Petra Vlhova (9), la slovacca che fa nazione da sola. Chi ha deluso? Lara Gut (4: non va più avanti), Clement Noel (5: beatificaz­ione prematura?) e anche Federica Brignone (5,5), che deve rimettere la chiesa (il gigante) al centro di un villaggio troppo dispersivo nel nome di una polivalenz­a che non decolla nella qualità.

L’italia, 5ª nel medagliere, è da 7: Paris e Goggia, ma confortano pure i primi vagiti di giovani (8 al Team event di bronzo) ai quali si chiederà di levarci dal buio delle discipline tecniche (4). Il voto più alto di un italiano spetta però a Livio Magoni (9), «inventore» della Vlhova dopo aver lavorato alla gloria di Tina Maze. Aveva i lucciconi, commentand­o l’impresa dell’allieva e il calcio ricevuto da un’italia che, in questo caso, è da zero assoluto a più livelli.

 Gross Ho sciato con il sorriso e ho ritrovato le buone sensazioni

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