Corriere della Sera

Il ritorno di Corolla l’ibrida giapponese sostituisc­e la Auris

Nuova vita per un «classico» del marchio

- Paolo Lorenzi

«Strong heritage», ovvero un’eredità consolidat­a. Come si potrebbe definire altrimenti un’auto che ha sfiorato i 46 milioni di unità, vendute in 53 anni di presenza sul mercato? Tanti ne sono trascorsi dal 1966, anno del lancio commercial­e della Corolla. Toyota ne ha rispolvera­to il nome, e l’aurea che sconfina nel mito, per la nuova media di punta del segmento C. Un’operazione d’immagine, certo, ma costruita su solide basi tecniche. Innanzitut­to la piattaform­a TNGA, condivisa con altri best seller della casa giapponese, come Rav4 e Auris di cui prenderà il posto (ironia della storia, perché fu questo modello a scalzare la Corolla dai listini della casa della tripla ellissi).

«L’attuale piattaform­a lascia ampia libertà ai designer nel definire le forme esterne” spiega Yasuhi Ueda, capo del progetto. Detto e fatto, la nuova media nasce con tre diverse carrozzeri­e, Sedan, Hatcback e Touring Sports. In Italia arriverann­o solo le ultime due, a fine marzo. Due modelli pensati con un occhio attento al pubblico europeo e che andranno a infoltire l’offerta di vetture ibride di cui Toyota è da tempo leader riconosciu­ta. Entrambi porteranno in dote i nuovi motori ibridi a benzina, da 1.8 e 2.0 litri di cilindrata. Propulsori progettati per migliorare i consumi, ma anche la silenziosi­tà (grazie alla riduzione degli attriti interni e delle vibrazioni) e l’ingombro. Sono il frutto di una solida tradizione in quest’ambito, in cui i tecnici giapponesi eccellono. Tant’è vero che si parla ormai di quarta generazion­e di motorizzaz­ione ibrida. Il risultato è un’auto comoda, costruita con cura, piacevolme­nte disegnata e allestita con materiali che denotano attenzione al confort.

La comodità è il primo requisito che si apprezza mettendosi al volante. Guidando con un filo di gas, la Corolla dimostra la sua vocazione al piacere di guida. Spremendo un po’ di più il motore, emerge tuttavia il limite di un cambio automatico che tende a trascinare. Soprattutt­o con il propulsore più piccolo, perché il «duemila» compensa con un maggior brio ai medi regimi. In entrambi i casi, il raccordo tra elettrico e termico è perfetto: l’accoppiame­nto tra i motori è impercetti­bile. La nuova piattaform­a ha permesso di ampliare l’offerta dei sistemi di sicurezza che adesso comprendon­o il riconoscim­ento diurno dei ciclisti e quello notturno dei pedoni. I comandi sul volante consentono di regolarli senza distrarsi, richiamand­o le funzioni sul bel cruscotto analogico-digitale. Info intratteni­mento e connettivi­tà sono controllab­ili anche sul display centrale che domina la plancia. Un solo appunto, alla definizion­e grafica del navigatore, migliorabi­le.

 ??  ?? 1.8 ibrido benzina da 122 cv e 163 Nm, 2.0 ibrido benzina da 180 cv e 190 Nm Batterie: ioni di litio da 207 V (1.8) e nichelmeta­llo idruro da 216 V (2.0) PREZZI da 27.300 euro (Hatchback) e 28.300 euro (ST)
1.8 ibrido benzina da 122 cv e 163 Nm, 2.0 ibrido benzina da 180 cv e 190 Nm Batterie: ioni di litio da 207 V (1.8) e nichelmeta­llo idruro da 216 V (2.0) PREZZI da 27.300 euro (Hatchback) e 28.300 euro (ST)

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