«Rischio di reiterazione del reato» I genitori di Renzi ai domiciliari
Le accuse di fatture false e bancarotta fraudolenta. Il giudice: le loro cooperative erano schermo per altri affari
FIRENZE Bancarotta fraudolenta e false fatturazioni. Con queste accuse da ieri sera Tiziano Renzi e sua moglie Laura, genitori dell’ex premier Matteo Renzi, sono agli arresti domiciliari. La Guardia di Finanza all’ora di cena ha bussato alla porta della loro abitazione a Rignano sull’arno con un’ordinanza di custodia cautelare richiesta dalla Procura guidata da Giuseppe Creazzo e firmata dal gip Angela Fantechi. L’accusa è di aver svuotato le casse di tre cooperative — «Delivery», «Marmodiv» ed «Europe service» — provocandone il fallimento. Si tratta di aziende collegate alla «Eventi 6», la società di marketing della famiglia già finita sotto inchiesta. La Delivery è fallita nel 2015, mentre per la Marmodiv la Procura nei mesi scorsi ha chiesto il fallimento.
Costituivano società e poi le destinavano all’abbandono non appena raggiungevano uno stato di difficoltà economica: questo il modus operandi dei coniugi Renzi descritto dal gip nell’ordinanza di custodia cautelare. L’obiettivo, secondo l’accusa, era di mettere a disposizione della «Eventi 6» manodopera senza avere oneri previdenziali ed erariali. Insieme a loro è stato arrestato anche Mariano Massone, uomo di fiducia di Tiziano e storico socio d’affari, finito con lui nell’inchiesta della Procura di Genova sul fallimento della Chil Post, azienda di marketing venduta nel 2010 da Renzi (per quella vicenda Massone venne condannato mentre la posizione di Tiziano fu archiviata). Gli indagati sono in tutto 15, tra cui Roberto Bargilli, l’uomo che guidava il camper di Renzi nella campagna per le primarie del 2012.
La svolta all’inchiesta era arrivata nell’autunno scorso grazie all’esame della documentazione acquisita alla sede della «Eventi 6». Libri contabili, fatture, contratti, che avrebbero convinto la Procura a chiedere l’arresto dei coniugi Renzi per il timore di inquinamento delle prove e anche per la reiterazione del reato. Il giudice ha ritenuto fondato il sospetto secondo cui le cooperative «non hanno alcuna vita sociale, ma vengono costituite soltanto come schermo per altri affari».
Il primo a indagare su questo «sistema» è stato il pm di Cuneo Pier Attilio Stea che si è occupato del crac della «Direkta Srl». Intorno a quella società ruotava un giro di cooperative, tra cui la Delivery Service di Renzi. Da Cuneo gli atti sono stati poi trasferiti alla Procura
di Firenze proprio per i rapporti con la «Eventi 6». Nel capo di imputazione è specificato che «gli indagati cagionavano il fallimento della società per effetto di operazione dolosa consistita nell’aver omesso sistematicamente di versare i contributi previdenziali e le imposte». Il 4 marzo per Tiziano Renzi e Laura Bovoli inizia il processo per l’emissione di fatture false per un valore di circa 200 mila euro.