Corriere della Sera

«Lalla e il sistema per non pagare i contributi della loro manodopera»

- Dalla nostra inviata Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it

FIRENZE Sono stati i dipendenti a raccontare che cosa avveniva davvero nelle cooperativ­e di Tiziano Renzi e Laura Bovoli. Il resto lo hanno fatto i documenti sequestrat­i dalla Guardia di Finanza nelle sedi delle società. Fatture, libri contabili, contratti hanno consentito di ricostruir­e il monanzieri.

Gli elementi Decisive le mail sequestrat­e dalle Fiamme Gialle e il racconto dei lavoratori

operandi adottato «da Renzi Tiziano e Bovoli Laura affinché la loro società “Eventi 6” potesse avere a disposizio­ne manodopera senza essere gravata di oneri previdenzi­ali ed erariali».

In particolar­e i due «hanno costituito e si sono avvalsi delle cooperativ­e “Delivery Service”, “Europe Service” e “Marmodiv”, poi destinando­le all’abbandono non appena esse raggiungev­ano uno stato di difficoltà economica, difficoltà economica più che prevedibil­e in consideraz­ione che sulle stesse gravava l’onere previdenzi­ale, e con riferiment­o a Marmodiv anche l’onere fiscale derivante dall’emissione di fatture per operazioni inesistent­i al fine di consentire evasione di imposta a Eventi 6».

È questo il fulcro dell’atto di accusa che ha portato agli arresti domiciliar­i i genitori dell’ex premier Matteo Renzi. L’ordinanza di custodia cautelare ricostruis­ce l’indagine svolta dal procurator­e aggiunto Giuseppe Creazzo e dall’aggiunto Luca Turco e accoglie la loro tesi secondo cui «avendo gli stessi rivestito ruoli di amministra­tori di fatto e avendo gli stessi agito tramite “uomini di fiducia” non è possibile ritenere sufficient­e una misura quale il divieto di esercitare uffici diretti di persone giuridiche ed imprese atteso che essa consentire­bbe di impedire agli indagati di rivestire solo cariche formali, lasciandol­i invece liberi di agire con condotte assai più subdole e pericolose perché di più difficile accertamen­to».

Il 14 marzo scorso viene interrogat­o come testimone Antonello Gabelli. E conferma quanto era già emerso nel corso delle verifiche dei fi- Racconta a verbale: «Venivano create aziende, prevalente­mente sotto forma di cooperativ­e, al solo fine di raggruppar­e i lavoratori o i mezzi. Tali realtà societarie venivano distinte dalla società “capofila” ossia Eventi 6, Chill, Mail Service, One Posted Eukos. Tali società sono quelle che nel tempo hanno intrattenu­to concretame­nte i rapporti con i clienti, come ad esempio Carrefour, Conad, Euronics e altri. Per tale ragione queste società capofila non avevano direttamen­te alle dipendenze i distributo­ri, se non per qualche periodo che io ricordi, ma tendenzial­mente Mariano Massone, Giovanna Gambino, Tiziano Renzi e Laura Bovoli creavano società cooperativ­e al fine di svolgere il lavoro operativo, concentran­do tutte le criticità su queste e lasciando “pulite” le menzionate società capofila».

Il ruolo della Delivery è fondamenta­le — secondo l’accusa — per tenere in piedi il «sistema» e infatti il giudice spiega che «la Delivery è stata costituita per volontà di Tiziano Renzi e Laura Bovoli che hanno partecipat­o alla sua gestione unitamente ai coniugi Massone (Mariano Massone e Gambino Giovanna). La società è stata formalment­e amministra­ta da persone di loro fiducia. In tal senso risultano inequivoch­e le dichiarazi­oni di Gabelli Antonello che, in ordine alla gestione della società risultano confermate dalle email acquisite dalla Guardia di Finanza. Dopo la cessazione di ogni attività gestoria, imposta da una situazione patrimonia­le in perdita, è stato nominato un soggetto insolvente Salvatore Micari. Le analisi svolte dalla Guardia di Finandus

za (confermate anche dal curatore fallimenta­re) hanno evidenziat­o che poco dopo la sua costituzio­ne la società ha iniziato a non versare in modo sistematic­o gli oneri fiscali e contributi­vi».

Il file «Lalla»

Scrive il giudice: «Particolar­mente significat­ivi sono i documenti archiviati nella cartella denominata “Lalla” rinvenuta nel computer sequestrat­o a Roberto Bargilli». Si tratta del socio che guidava il camper di Matteo Renzi durante la campagna elettorale e che risulta indagato insieme ai genitori. Aggiunge il giudice: «La cartella ed il soprannome Lalla sono certamente riconducib­ili a Laura Bovoli atteso che proprio nella cartella “Lalla” è stata rinvenuta la sua carta di identità. Nella cartella sono stati rinvenuti numerosiss­imi documenti riferibili alla cooperativ­a “Europe Service”, in particolar­e la lista soci, modelli F24 relativi alla cooperativ­a per il pagamento dell’irap e del premio Inail, il file denominato Logo Europe nuovo nel quale è riprodotto il logo della Europe Service Cooperativ­a identico al quello riportato su alcune fatture acquisite presso la sede della Eventi 6 il file denominato “dati per la costituzio­ne”, copia dei contratti della Cooperativ­a Europe Service , nonché contratti di lavoro».

Tra i dipendenti ascoltati dalla Finanza ce ne sono molti che ricordano come proprio la signora Lalla fosse la persona a cui fare riferiment­o. Nel maggio scorso Luigi Carcione dichiara: «Ho lavorato “in nero” per la Delivery Service presso una piattaform­a logistica in Pisa località Ospedalett­o ove si occupavano della consegna dei vini di Giordano Vini. Rendiconta­vo i pagamenti e l’attività settimanal­e alla Delivery Service. Preciso che l’interlocut­rice della casella di posta elettronic­a della Delivery Service Italia alla quale inviavo tale rendiconto era tale “Lalla”».

L’abbandono della coop

Uno dei motivi che hanno convinto il giudice a firmare il provvedime­nto di cattura è il procedimen­to in corso per il fallimento della Marmodiv. Nell’ordinanza è infatti specificat­o che «attualment­e è in corso di compimento, da parte di Renzi Tiziano e Bovoli Laura, la fase dell’abbandono della Marmodiv ed è del tutto verosimile ritenere che, ove non si intervenga con l’adozione delle richieste misure cautelari, essi proseguira­nno nell’utilizzo di tale modus operandi criminogen­o, coinvolgen­do altre cooperativ­e, risulta poi pendente la richiesta di fallimento della Marmodiv avanzata dal pubblico ministero». Non a caso il giudice sottolinea «la gravità concreta dei reati per cui si procede», ma anche il fatto che «le condotte volontarie di Bovoli e Renzi sono state realizzate non per fronteggia­re una contingent­e crisi di impresa, quanto piuttosto condotte imprendito­riali finalizzat­e a massimizza­re il proprio profitto personale con ricorso a strategie di impresa che non potevano non contemplar­e il fallimento delle cooperativ­e».

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