Corriere della Sera

Dagli strilloni a Medjugorje Gli affari di Tiziano e Laura nella «capitale» Rignano

Così il paese era diventato come il set di «House of Cards»

- di Claudio Bozza

Ci sono stati i mille e passa giorni di governo, preceduti dagli altrettant­i di scalata verso il potere, in cui Rignano sull’arno sembrava la Washington di House of Cards. Un paese di novemila abitanti diventato improvvisa­mente capitale della politica e del potere italiano. La patria di Matteo Renzi. O meglio: dei Renzi. Perché è nella profonda provincia che bisogna tuffarsi per capire i motivi di una delle più rapide ascese (e cadute) politiche della storia della Repubblica. Ma c’è un microcosmo ancora più piccolo da decifrare: Torri, frazione di Pontassiev­e. Qui, a dieci tortuosi minuti d’auto da Rignano, Tiziano Renzi e Laura Bovoli si erano costruiti il loro buen ritiro: una villa con piscina, impossibil­e da fotografar­e, il luogo dove l’allora premier correva per potersi rilassare e stare con la propria famiglia lontano dai riflettori. Che poi, il destino, è lo stesso campanello a cui ieri hanno suonato gli uomini della guardia di finanza per mettere agli arresti domiciliar­i ai genitori di «Matteo». Ma chi sono, incastri societari e guai giudiziari a parte, i genitori dell’ex premier? Lui vulcanico imprendito­re dalle alterne fortune, lei ex insegnante di scuola media che poi ha preso in mano le redini delle imprese di famiglia. Una di queste è la Chil, che assume Matteo come dirigente pochi giorni prima che venisse eletto presidente della Provincia. Subito dopo l’aspettativ­a e i nove anni di contributi pagati dalla collettivi­tà, con una bufera politica: è la prima volta in cui gli affari di famiglia suonano come un presentime­nto della futura escalation giudiziari­a.

Il padre dell’ex premier, 68 anni, è un signore un po’ burbero sempre col sigaro in bocca e «maneggione», così come lo dipingono i rignanesi. Segni particolar­i? Lo scudo crociato tatuato sul petto, con il quale da consiglier­e comunale della Dc ha combattuto battaglie durissime nel Valdarno del Pci impossibil­e da battere. Spesso solo contro tutti, ma sempre con un fido scudiero al fianco: Roberto Bargilli detto «Billy», già conducente del camper renziano della sfida a Bersani nel 2012, finito anche lui indagato. Dicono in paese che «Tiziano una ne fa e cento ne pensa». E infatti è così: tra i primissimi in Italia a recapitare nelle cassette della posta i volantini con le offerte dei supermerca­ti, poi le pagine gialle, la rete di strilloni organizzat­a per distribuir­e La Nazione ai semafori... Poi si tuffa nella comunicazi­one e in consulenze commercial­i con altre aziende, ma spuntano alcuni soci che poi accenderan­no più fronti giudiziari. È l’inizio della frana: «Colpiscono me per colpire mio figlio», tuona a più riprese. La prima volta Tiziano lo dice ai giornalist­i che, di nascosto, lo avevano seguito fino a Medjugorje con la moglie in uno dei momenti più critici.

La devozione per la Vergine, oltre al legame fortissimo con i figli e i nipoti, è il collante più forte tra Tiziano e Laura, sempre due passi indietro a lui vestendo i panni della «razionale» e di donna dei conti. Intanto i fronti delle inchieste si moltiplica­no quando «Matteo» è a Palazzo Chigi: le tesi accusatori­e dei pm raccontano di un Renzi senior che avrebbe intrecciat­o relazioni ad alto livello, contando di trarre vantaggi economici e commercial­i grazie alla posizione del figlio. I guai diventano sempre più seri ed il coinvolgim­ento famigliare sempre più forte, tanto che in una intercetta­zione l’ex premier sbotta: «Babbo, non ti credo e devi immaginart­i cosa può pensare il magistrato...». Gli interrogat­ori nell’ambito dell’inchiesta Consip fanno saltare legami storici, compreso quello tra Tiziano ed il sindaco di Rignano e medico di famiglia Daniele Lorenzini. Da Consip, all’ultimo tuffo, il padre dell’ex premier ne esce senza macchia. Poi vince la causa per diffamazio­ne con Travaglio condannato a pagare 95 mila euro. Poi gli scivoloni di papà Di Maio e papà Di Battista. È l’inizio di un riscatto mediatico e non solo? Poi, però, è suonato quel campanello.

 ??  ?? Da segretario Tiziano Renzi, 68 anni, nella sede del Pd di Rignano sull’arno, dove ha guidato il partito locale per molti anni. Dopo essere finito nel registro degli indagati per l’inchiesta su Consip, Renzi senior si autosospes­e da segretario dei dem. Durante il mandato del figlio Matteo a Palazzo Chigi aveva più volte lanciato strali via Facebook contro gli avversari politici, per poi cancellars­i dal social network e rientrarvi con lo pseudonimo di Orso Saggio
Da segretario Tiziano Renzi, 68 anni, nella sede del Pd di Rignano sull’arno, dove ha guidato il partito locale per molti anni. Dopo essere finito nel registro degli indagati per l’inchiesta su Consip, Renzi senior si autosospes­e da segretario dei dem. Durante il mandato del figlio Matteo a Palazzo Chigi aveva più volte lanciato strali via Facebook contro gli avversari politici, per poi cancellars­i dal social network e rientrarvi con lo pseudonimo di Orso Saggio

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