La leader moderata tra gli insulti dei gilet: «Va tutto in pezzi»
«Traditrice, venduta». Il dubbio sulle frasi antisemite
PARIGI La questione della violenza accompagna il movimento dei gilet gialli sin dalla sua nascita, ma adesso diventa ancora più centrale perché i radicali sembrano prendere il sopravvento. Sabato c’è stato l’attacco antisemita contro il filosofo Alain Finkielkraut che si è sentito urlare addosso «sporco sionista» e «la Francia è nostra, tornatene a Tel Aviv», lui che figlio di scampati polacchi ad Auschwitz è nato a Parigi e vi ha vissuto tutti i suoi 69 anni.
Domenica l’odio si è scatenato contro una leader del movimento, Ingrid Levavasseur, capolista alle europee del Ralliement d’initiative citoyenne (Ric), il primo partito che sembrava poter nascere dal movimento. Infermiera 31enne originaria della Normandia, madre di due figli che alleva da sola, totalmente priva di esperienza politica e mediatica, in questi tre mesi Ingrid Levavasseur ha colpito per pacatezza e capacità di comunicare. Tutte qualità che non le vengono perdonate.
Un gruppo di gilet gialli inferociti le hanno tirato i capelli, l’hanno spintonata, fischiata e insultata: «traditrice», «venduta», fino a una frase che è sembrata a molti — a lei compresa — «sporca ebrea» (non è ebrea, ma importa poco). Levavasseur, sconvolta, è stata costretta a lasciare il corteo, protetta dalla polizia.
Libération ha analizzato i diversi video relativi all’aggressione e nella serata di ieri il giornale è giunto alla conclusione che l’insulto sia stato più probabilmente «pute», puttana, e non «juive», ebrea.
In ogni caso, come spiega questa violenza ormai contro
Ci sono ormai dei “gilet gialli musulmani”, è strano perché il movimento voleva trascendere le religioni Ingrid Levavasseur
tutti, anche all’interno dei gilet gialli? «Sta andando tutto in pezzi — dice Ingrid Levavasseur —. Non può emergere alcun leader credibile perché non c’è concertazione tra i gilet gialli a livello nazionale. Io cerco di trasformare il movimento in una forza politica, ma vogliono farmi passare per una “talpa” di Macron».
Prima dei dubbi espressi da Libération, sembrava che Levavasseur fosse stata vittima di un altro episodio di antisemitismo. «Tra chi urlava contro di me c’era una donna dal profilo arabo e ho visto raramente così tanto odio. Su Twitter esistono ormai dei “gilet gialli musulmani”, che è strano perché il nostro movimento voleva trascendere le affiliazioni confessionali... Ma ecco dove siamo arrivati. Ho vissuto lo stesso tipo di violenza verbale di Alain Finkielkraut, scatenata da persone dal profilo arabo, in maggioranza. E mi fa ancora più male, perché l’antirazzismo è una battaglia vitale per me. Vorrei riconciliare tutti i francesi».
Che farà adesso? È sempre convinta di presentarsi alle elezioni? «Sto ancora riflettendo. Mi arriva sostegno ma non è democratico, è affettivo». Il clima è talmente avvelenato che anche lo studio dei fatti è soggetto a pregiudizio ideologico. Nel video dell’insulto a Levavasseur, chi ci sente «ebrea» viene accusato di volere danneggiare il movimento e di complotto antimusulmani; e chi non sente quella parola è sospettato di negare la realtà perché sottomesso agli islamici violenti.
Stasera alle 19 in place de la République a Parigi si terrà comunque una grande manifestazione contro l’antisemitismo, indetta da 14 partiti politici — il Rassemblement national di Marine Le Pen non partecipa — dopo i tanti e accertati episodi di razzismo contro gli ebrei delle ultime settimane.