Dissenso sulla Brexit: mini scissione nel Labour
Sette deputati lasciano Corbyn. «Troppo tollerante verso gli attacchi agli ebrei»
LONDRA Mini scissione in casa laburista: sette deputati hanno abbandonato il partito di Jeremy Corbyn, accusandolo di aver accettato la Brexit e di tollerare l’antisemitismo nei suoi ranghi. Si tratta di una piccola pattuglia, ma il loro gesto ha fatto rumore perché la politica britannica, a differenza di quella italiana, non è abituata a scissioni, ricomposizioni e cambi di casacca: l’ultimo smottamento significativo risaliva al 1981, quando da una costola laburista nacque l’effimero partito socialdemocratico.
A guidare la secessione sono Luciana Berger e Chuka Umunna. La prima è una deputata ebrea che ha subìto una feroce campagna di attacchi e intimidazioni e che ha accusato il partito di non averla difesa a sufficienza: e ieri ha detto di «vergognarsi a restare in un Labour che è diventato istituzionalmente antisemita». Umunna è invece stato soprannominato in passato l’«obama britannico» ed è uno dei principali sostenitori di un secondo referendum sulla Brexit: una opzione che Corbyn cerca di evitare in ogni modo.
Di una scissione laburista si parlava ormai da mesi: e sia Umunna che altri dei suoi colleghi correvano il rischio di essere estromessi dalle prossime candidature a causa della loro avversione nei confronti di Corbyn. Dunque hanno probabilmente deciso di abbandonare la nave prima di essere scaraventati giù.
I sette deputati siederanno a Westminster come indipendenti, ma non è escluso che a loro possa aggiungersi qualche transfuga filoeuropeo dalle file dei conservatori. Potrebbe essere questo l’embrione di un nuovo partito di centro, con l’ambizione di rimescolare le carte del bipartitismo britannico. Il sistema uninominale secco gioca contro di loro, così come il fatto Secessionista Luciana Berger, 37 anni, deputata ebrea vittima di attacchi, ha accusato il partito di non averla difesa che i partiti britannici sono tenuti assieme da una appartenenza di sapore tribale: si è laburisti (o conservatori), prima ancora che per scelta ideologica, per nascita, condizione, ambiente. E difficilmente si smette di esserlo.
Ma è anche vero che i sondaggi indicano come la maggioranza dell’elettorato non si identifichi più con i partiti tradizionali, che riflettono ormai una divisione novecentesca superata. Adesso la Brexit ha rimescolato le carte e ha fatto emergere profonde divisioni tanto tra i laburisti quanto fra i conservatori. Non è detto quindi che l’impresa della banda dei sette, che al momento appare velleitaria, non possa rivelarsi come l’annuncio di un riallineamento della politica britannica.