La Gran Bretagna accusa Facebook: «Gangster digitali»
LONDRA «Gangster digitali»: è l’etichetta appiccicata, senza tanti complimenti, addosso a Facebook e al suo padrone, Mark Zuckerberg, dal Parlamento britannico. Una inchiesta durata diciotto mesi ha stabilito che il colosso dei social media ha deliberatamente violato le leggi sulla privacy e la concorrenza e dovrebbe essere sottoposto immediatamente a una regolamentazione.
Zuckerberg è stato accusato di disprezzo verso il Parlamento britannico per aver rifiutato ben tre volte di testimoniare di fronte ai deputati. Questa settimana il ministro della Cultura britannico, Jeremy Wright, che ha la delega per il digitale, incontrerà il fondatore di Facebook e gli presenterà i risultati dell’inchiesta.
Il rapporto accusa il social media di continuare a dare la priorità ai profitti rispetto alla privacy dei suoi utenti. E chiama in causa direttamente Zuckerberg, il quale «continua a non mostrare il livello di leadership e responsabilità personale che ci si aspetterebbe da qualcuno che siede in cima a una della più grandi aziende mondiali». La commissione di Westminster raccomanda l’adozione di un codice di condotta obbligatorio e l’istituzione di una autorità di regolamentazione con poteri legali.