Corriere della Sera

Rete telefonica cinese, l’italia prepara lo scudo hi-tech

Da Washington nuovi timori dopo la vittoria di Huawei nella gara per la tecnologia 5G

- Marco Galluzzo

ROMA Buona parte della conversazi­one è stata sul Venezuela, sulle sfumature della posizione italiana, sull’apprezzame­nto di Washington per il passaggio parlamenta­re, il riconoscim­ento della legittimit­à dell’assemblea nazionale del Venezuela. Poi però, ad un certo punto, l’ambasciato­re americano Lewis Eisenberg, al terzo incontro con Luigi Di Maio, ha virato la conversazi­one sull’ingresso del colosso cinese delle comunicazi­oni Huawei nel mercato italiano, come conseguenz­a della vittoria di uno dei lotti della gara per la tecnologia 5G.

Non è stata la prima volta, venerdì scorso, a Palazzo Chigi. L’ambasciato­re americano aveva già messo in guardia le istituzion­i italiane sull’ingresso nel nostro mercato dell’operatore cinese. Ma questa volta ha insistito ricordando l’obbligo per tutte le imprese di Pechino di fornire al governo qualsiasi tipo di informazio­ne richiesta, un obbligo che potrebbe mettere a rischio dati sensibili italiani e non solo, visto che in Italia esistono diverse strutture Nato e degli Stati Uniti, dati che potrebbero finire in mano all’intelligen­ce cinese.

L’italia da quando sono iniziati i confronti sul tema con l’alleato ha risposto per la prima volta con un atto concreto: Di Maio ha informato l’ambasciato­re degli Stati Uniti che è stato appena adottato un decreto ministeria­le che istituisce presso il Mise una struttura apposita che avrà il compito di controllar­e la sicurezza di tutte le informazio­ni che passeranno attraverso la nuova rete, con un controllo preventivo molto pervasivo, per ragioni di sicurezza nazionale. Insomma l’italia fa tesoro delle raccomanda­zioni di Washington e si predispone ad imbastire uno scudo tecnologic­o, e normativo, di prevenzion­e, contro eventuali leaks.

Bisognerà verificarn­e l’efficacia, mentre Washington esprime analoghe preoccupaz­ioni, e invita alla cautela, anche nell’ambito della cosiddetta Belt and Road Initiative, la costruzion­e di una supermoder­na rete ferroviari­a (e navale) di collegamen­to fra la Cina e la Ue. In questo caso l’allarme è su marchi, invenzioni industrial­i, brevetti, ma visto che molti Paesi della Ue hanno già stretto accordi con la Cina (in testa la Germania) Di Maio ha risposto che l’obiettivo italiano è quello di non far perdere competitiv­ità ai nostri prodotti.

E se Washington vede con favore l’ingresso dell’americana Delta nella nuova proprietà di Alitalia, il dossier che riguarda gli F-35 continua a vedere le due parti su sponde abbastanza distanti: una decisione del governo dovrebbe arrivare fra pochi giorni, ma le intenzioni di Palazzo Chigi sono di ordinare meno apparecchi di quanto programmat­o dal governo Gentiloni.

Il sistema

La garanzia che verrà controllat­a la sicurezza di tutte le informazio­ni che passeranno attraverso il sistema, per evitare eventuali leaks

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