Il Tar respinge il ricorso di Airbnb
Il Tar del Lazio ha bocciato il ricorso presentato da Airbnb contro la cedolare secca per gli affitti brevi introdotta nel 2017. Per Federalberghi, ora «non ci sono più alibi per chi, da quasi due anni, si prende gioco delle Istituzioni: Airbnb deve riscuotere la cedolare secca sulle locazioni brevi (il 21% di quanto versato dagli utenti ai proprietari) e comunicare all’agenzia delle entrate i nomi dei locatari e i relativi redditi. Non si vede quali motivi impediscano la riscossione, considerato che il portale già svolge, sia in Italia sia all’estero, attività simili a quelle che vengono contestate, e che addirittura informa pubblicamente gli host italiani del fatto che potrebbe essere chiamata a riscuotere imposte e raccogliere dati». Sempre per Federalberghi «si può stimare che nei primi 18 mesi di (mancata) applicazione dell’imposta Airbnb ha omesso il versamento di più di 250 milioni di euro». «La lotta all’abusivismo e all’illegalità è prioritaria per il rilancio del turismo che oggi sta investendo e danneggiando l’intero settore — ha detto il ministro del Turismo, Gian Marco Centinaio —. Il nostro impegno è costante, stiamo lavorando a un codice identificativo per combattere questa problematica che caratterizza l’accoglienza turistica». Airbnb non ci sta : «Siamo delusi e intendiamo fare ricorso presso il Consiglio di Stato, anche ai fini dell’eventuale interessamento della Corte di Giustizia Europea». Per l’azienda, la sentenza punisce «chi non usa il contante».