ALTA TENSIONE E BOMBE: TRA INDIA E PAKISTAN CRISI SENZA MEDIATORI
Che sia in procinto di esplodere il quinto conflitto indo-pakistano dal tempo della sanguinosa nascita dei due Paesi nel 1947? Gli almeno 44 poliziotti indiani morti giovedì scorso nell’attentato del gruppo islamico kashmiro Jeish-e-mohammad rilanciano la tensione. Ieri tre suoi militanti sono stati uccisi nel Kashmir orientale a spese di almeno quattro soldati indiani. Nuova Delhi promette vendetta e accusa il Pakistan di proteggere i «terroristi». Il rischio è serio, moltiplicato all’ennesima potenza dagli arsenali nucleari in mano ai due eserciti avversari. Peggio che ai tempi degli attentati kashmiri a Mumbai costati 174 morti e 300 feriti nel novembre 2008. Sino a qualche tempo fa saremmo stati più ottimisti, nella convinzione che l’intervento dell’onu e la diplomazia delle grandi potenze si sarebbero messi rapidamente in moto per scongiurare la crisi. Ma nell’era dell’egoismo nazionale di Trump e dell’indebolimento dei grandi organismi internazionali preposti a risolvere i problemi tra gli Stati con il dialogo al posto delle armi, vengono a mancare, o comunque risultano molto flebili, gli storici meccanismi di mediazione sviluppati dopo le due Guerre Mondiali. Ne consegue l’avvitarsi bombastico della retorica bellica tra Islamabad e Nuova Delhi. Il Pakistan ritira il suo ambasciatore in India, negandosi un elemento fondamentale di comunicazione. Intanto il premier indiano Narendra Modi coglie al balzo la palla del nazionalismo indù per cercare consensi e rilanciare la sua popolarità in declino nella speranza di riguadagnare punti in vista delle elezioni nazionali in maggio. Non sarebbe la prima volta che un leader in crisi utilizza la retorica dell’emergenza contro il «nemico esterno» nella necessità di fare fronte comune. Già l’associazione di cricket indiana gli chiede di cancellare la partita prevista in giugno a Islamabad, mentre Bollywood preme per il licenziamento degli attori pachistani, del resto già ampiamente falcidiati dopo l’attentato che uccise 19 soldati indiani nel 2016.