Ibm avrà la sua «factory» a Milano Al Pavilion quartier generale aperto
Cereda: investimento da 40 milioni. Eventi internazionali e spazi per il pubblico
Quaranta milioni di euro in nove anni per accelerare l’ingresso nell’era digitale. È la scommessa di Ibm sull’italia, e parte dalla capitale tecnologica del Paese: Milano, ancora una volta capace di attrarre capitali, finanziari e umani, anche in un periodo di incertezza come questo. Qui, alla fine di aprile, si animeranno gli Ibm Studios, negli spazi dell’unicredit Pavilion. Nell’«astronave» di legno che occupa la parte di piazza Gae Aulenti proiettata verso il nuovo Parco Biblioteca degli Alberi prenderanno posto 2.500 consulenti del colosso informatico di Armonk (New York), pronti a elaborare, al servizio delle imprese, piccole, medie e grandi soluzioni di intelligenza artificiale, cloud e blockchain. Il nuovo corso è stato presentato nella sede di Coima Res, la società di Manfredi Catella che dall’anno scorso è proprietaria dell’immobile e, allo stesso tempo, impegnata, con vari progetti, nella riqualificazione di un’area sempre più hi-tech, incastonata tra la sede di Microsoft e di Amazon da un lato, e quella di Google dall’altro.
Nell’edificio dell’architetto De Lucchi Ibm Italia non trasferirà il suo quartier generale, che rimarrà a Segrate e che è in fase di rinnovamento, né Innovazione
Gli Ibm Studios apriranno a fine aprile: due su tre i piani agibili. Inaugurazione ufficiale a giugno parte dei suoi 5.500 dipendenti (mille i nuovi assunti nel piano 2018-19). Quello milanese sarà uno spazio aperto, prima di tutto ai cittadini e dove si farà open innovation. «Fino a qualche tempo fa investivamo sei miliardi in ricerca e sviluppo, impegnati nei nostri laboratori — spiega Enrico Cereda, presidente e amministratore delegato di Ibm Italia —. Oggi quelle stesse cifre, se non di più, sono destinate per accompagnare le aziende o le istituzioni nella trasformazione digitale, grazie a un’innovazione aperta che lavora tanto con le tecnologie esponenziali quanto con le competenze umane». Difficile convincere la ceo Ginni Rometty a investire qui? «La trasformazione digitale può valere in Italia un aumento del Pil pari al 3,5%, circa 70 miliardi: un’opportunità da cogliere». E la scelta del Pavilion? «È arrivata dopo 25 sopralluoghi — rivela Cereda —, ma non era un ufficio ciò che cercavamo. Questo spazio è al piano terra, ci rende visibili anche a un pubblico di non specialisti e ricorda da vicino una bottega artigiana, con il suo processo creativo e produttivo, fatto anche di alti e bassi. Quando gli americani l’hanno visto, dopo una visita alle 6.30 del mattino, hanno esclamato: wow». Appena aperti, gli Studios ospiteranno un evento internazionale «soffiato» a Londra: una convention di analisti dell’it. Al primo piano, invece, demo interattive e «stanze esperienziali» racconteranno al pubblico la trasformazione 4.0 su cui scommette Ibm. ● Ibm in Italia collabora con 500 volontari in 48 università e partecipa all’alternanza scuola-lavoro per lo sviluppo di nuove competenze digitali