La Bocconi si allea con London School of Economics
L’idea di un’alleanza tra l’università Bocconi di Milano e la London School of Economics (Lse) va indietro nel tempo, a quando il Regno Unito era fonte di «ammirazione e invidia» per il suo grado di pragmatismo e per quella capacità di continuità tra mondo accademico, think tank e cosa pubblica. Poi c’è stato il referendum sulla Brexit nel giugno 2016. E tutto è cambiato. Ma con sano pragmatismo la Lse ha contattato la Bocconi nel gennaio 2018 per mettere in piedi un Double degree in European & international Public policy & politics. Una laurea specialistica, delle durata di due anni (uno a Milano e uno a Londra), dall’anno accademico 2019-2020. I posti disponibili sono 15 e le iscrizioni chiudono il 28 febbraio. Il Double degree dà la possibilità di ottenere due lauree distinte: il MSC in Politics and policy analysis della Bocconi e il Master of Science in European and International Public policy di Lse. Il corso è stato presentato a Milano con il dibattito «Europe After Brexit. Shaping a New Era», introdotto dal rettore Gianmario Verona. «Oggi più che mai — ha spiegato — politics e governance sono temi transnazionali, da affrontare combinando competenze e punti di vista diversi, e l’unione europea è senza dubbio la più importante esperienza di governance transnazionale del nostro tempo». Il negoziatore per l’ue Michel Barnier, che non è potuto intervenire di persona, in un video ha sottolineato che si tratta «di un’intesa importante fra due delle nostre università più prestigiose, una nel continente e una nel Regno Unito ma entrambe in Europa, che continueranno a lavorare assieme e aumenteranno le collaborazioni anche post Brexit».
La discussione è proseguita con l’intervento di Minouche Shafik, direttore di Lse, che si è concentrata sulla diffusione dei populismi, ricordando che la prima conferenza sul tema è stata organizzata dalla London School of Economics nel 1967. Mentre il presidente della Bocconi Mario Monti, ex premier ed ex commissario Ue, ha messo in guardia dall’uso degli strumenti della democrazia diretta quando si devono affrontare problemi complessi e dal cinismo nell’usare l’europa per interessi di politica nazionale, e ha evidenziato quanto sia difficile uscire dall’ue.