Corriere della Sera

«Deciderò presto sulle dimissioni di Siri Salvini? Può attendere per Palazzo Chigi»

Il premier: il governo non solo sopravvive­rà, vivrà Se vivacchias­se dovremmo trarne le conseguenz­e

- di Massimo Franco

Deciderà dopo Pasqua sulle dimissioni del sottosegre­tario leghista inquisito, Armando Siri. Rivendica il ruolo del governo su Bankitalia. Invita Matteo Salvini a rimandare le ambizioni su Palazzo Chigi alla prossima legislatur­a. Vede un governo destinato non a sopravvive­re, ma a vivere oltre le Europee. E racconta un’italia «più centrale che mai» a livello internazio­nale. Il premier Giuseppe Conte promette e si augura lunga vita per la maggioranz­a M5s-lega. Nonostante tutto.

Presidente, Armando Siri lascerà il governo?

«Completerò presto la valutazion­e e la decisione verrà adottata nei prossimi giorni».

Ma il M5S continua a chiederne le dimissioni, la Lega a difenderlo. E a lei toccherà decidere.

«Questo è un governo del cambiament­o. E ho sempre cercato di rimarcare che non si tratta di una formula vuota, ma di una manifestaz­ione programmat­ica per ridurre la sfiducia e il distacco dei cittadini dalle istituzion­i. Dare importanza all’etica pubblica significa vincolare tutti i componenti del governo a agire con “disciplina e onore”, come pretendono la Costituzio­ne e i cittadini. Siamo di fronte a un semplice avviso di garanzia, per accuse delle quali, allo stato, so quanto sanno tutti».

Significa che il giudizio è sospeso?

«Significa che una decisione sarà presa dopo avergli parlato nei prossimi giorni, per avere altri elementi di valutazion­e nel rispetto dei diritti dell’interessat­o, che come prima cosa ha il diritto ma anche il dovere di conferire con il suo Presidente».

Niente giustizial­ismo?

«Niente “ismi”. Per principio non sono né per il giustizial­ismo né per il garantismo, che riflettono visioni manichee. I diritti di una persona vanno rispettati, e l’etica pubblica impone di distinguer­e e di spiegare bene al Paese, altrimenti alimentiam­o la confusione. Aggiungo anche, però, che se emergesse che Siri è stato latore di un interesse privato e non generale, sarebbe una questione grave a prescinder­e da dazioni e promesse di pagamento. Siamo al governo per perseguire gli interessi della comunità, non il tornaconto di singoli imprendito­ri».

Il problema è che la maggioranz­a litiga su tutto. E non si capisce se sia solo per la campagna elettorale, o se si sia rotto qualcosa.

«Era prevedibil­e, con le Europee alle porte, che fossero più evidenti le differenze tra le sue componenti. D’altronde, non ho mai preso in giro il Paese parlando di un esecutivo fondato sull’assoluta armonia tra forze omogenee e politicame­nte affini. Fin dalla gestazione, è stato frutto di un confronto reso necessario dal risultato e dal sistema elettorale, che hanno spinto forze diverse a assumersi una responsabi­lità condivisa. Queste differenze talvolta si manifestan­o in misura evidente, ma l’importante è la determinaz­ione a superarle in vista del bene comune».

Eppure appaiono così profonde che il governo traballa.

«No, non le ritengo preclusive della possibilit­à di operare una sintesi efficace di governo».

Vuole dire che sopravvive­rà a questi scossoni e a quello delle Europee?

«Vivrà, non sopravvive­rà. Se dovesse solo vivacchiar­e, dovremmo tutti trarne le necessarie conseguenz­e, io per primo».

Non vede un altro esecutivo in questa legislatur­a?

«Francament­e no. E comunque, sono prerogativ­e che spettano al capo dello Stato. Da ex tecnico prestato alla politica, non credo che la prospettiv­a di un governo tecnico possa risolvere i problemi dell’italia. Occorrono esecutivi con una connotazio­ne politica forte. La politica deve compiere scelte rispondend­o ai bisogni e realizzand­o gli interessi degli elettori».

Be’, dopo le Europee Matteo Salvini busserà più forte alle porte di Palazzo Chigi. Non sente il suo fiato sul collo?

«No, assolutame­nte».

O non lo vuole sentire? L’idea di Salvini premier crescerà con i voti della Lega.

«Salvini ha una vita davanti a sé per fare il premier, se e quando si creeranno le condizioni. Non in questa legislatur­a».

E se la legislatur­a finisse tra pochi mesi?

«Lo escludo».

Neppure per evitare una legge di bilancio durissima?

«Non credo che qualcuno andrà alle elezioni proponendo questo programma. E poi, con un sistema elettorale così proporzion­ale, nessuno può confidare in un ribaltamen­to significat­ivo dei rapporti di forza parlamenta­ri. Starei attento a non sopravvalu­tare i sondaggi».

Dopo essersi definito avvocato del popolo, ora ne fronteggia due: uno grillino e uno leghista.

«L’azione del governo è sempre stata di sintesi, e cosi sarà. Il metodo è: esaminare, approfondi­re e scegliere, con il bene comune come obiettivo».

Non teme di passare alla storia come il premier che ha mandato l’italia a sbattere sull’economia?

«Ci sono segnali di ripresa, segnalati perfino da Bankitalia. Stiamo pubblicand­o il decreto sblocca cantieri. E martedì approverem­o quello per la crescita».

Lei cita Bankitalia. Ma le designazio­ni dei suoi vertici sono bloccate dal governo.

«Non mettiamo le mani su Bankitalia, né vogliamo intaccarne d

No al governo tecnico Da ex tecnico non credo che la prospettiv­a di un governo tecnico possa risolvere i problemi dell’italia. Occorre una connotazio­ne politica

I rapporti di forza Con un sistema così proporzion­ale nessuno può sperare in ribaltamen­ti dei rapporti in Aula. Non sopravvalu­to i sondaggi l’autonomia. Il governo esaminerà le designazio­ni in Consiglio dei ministri e si riserva di valutarle usando le sue prerogativ­e. Se però si ritiene che il governo abbia un ruolo di mero passacarte rispetto a decisioni che vanno confermate, si offre una rappresent­azione sbagliata».

Risolverà anche lo scontro innescato dalla circolare di Salvini tra sindaci e prefetti?

«Il programma di governo non prevede prefetti-sceriffi. In quella circolare si ipotizzano casi limite di illegalità e degrado dei centri urbani e comunque si prevedono riunioni dei Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica a cui partecipan­o anche i sindaci».

A sentire lei, va tutto più o meno bene. Eppure le tensioni sono vistose. Il ministro dell’economia, Giovanni Tria, appare accerchiat­o.

«Per la questione dell’aumento dell’iva? È stato un equivoco: certo che se non faremo nulla scatterà l’iva. Ma adotteremo tutte le precauzion­i per evitarla. I viceminist­ri Garavaglia e Castelli stanno già operando per la revisione della spesa. Non è isolato Tria, né l’italia a livello internazio­nale».

La crisi libica farebbe capire il contrario. Il presidente Usa, Donald Trump vi appoggia o no?

«L’ho invitato per aiutarmi a perseguire una soluzione politica. L’opzione militare, appoggiata anche da esponenti della comunità internazio­nale, ha fallito».

Il fallimento coinvolge anche la Francia? Si fida della Francia?

«Mi fido dell’italia. E sulla Libia si è visto che avevamo ragione, perché parliamo con tutti gli attori libici e dello scacchiere mediterran­eo. Anche sul Venezuela ci hanno criticato, e invece le cose vanno nella nostra direzione».

Veramente all’inizio sembravate appoggiare il regime di Nicolás Maduro.

«Mai come governo. E non a caso ora conduciamo una mediazione a favore il dialogo con la Santa Sede, appoggiata dagli Stati Uniti. Siamo con il popolo venezuelan­o che in parte è di origini italiane, e abbiamo sempre chiesto elezioni presidenzi­ali credibili e trasparent­i».

Lei dà all’italia una centralità che si fatica a vedere.

«Eppure, siamo più centrali che mai. E vedrà che presto dovranno riconoscer­lo tutti, anche i più prevenuti».

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A Palazzo Chigi Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, 54 anni, guida il governo sostenuto dalla maggioranz­a 5 Stelle-lega dal primo giugno 2018 (Lapresse)

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