Corriere della Sera

Decreto sblocca cantieri, allarme di Cantone «Troppa deregulati­on è pericolosa»

Il ministro Toninelli: subito lavori per 2,5 miliardi. Il testo ieri in Gazzetta

- Enrico Marro

Il decreto legge «sblocca cantieri» è stato finalmente pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale, ma subito è scoppiata una polemica sulle norme che ampliano l’area degli appalti sottoposti a procedure semplifica­te. Ad accenderla il presidente dell’autorità anticorruz­ione Anac, Raffaele Cantone. «Se deregolame­ntazione significa semplifica­zione, siamo d’accordo; se invece significa lasciare mani libere... credo sia una scelta legittima della politica ma anche pericolosa», ha detto ieri Cantone ai microfoni di Radio Capital. «Quando si gestiscono interessi pubblici — ha aggiunto — è necessario che ci siano le regole. Se non stabilisco le regole per come dare un appalto, lo posso dare a mio fratello e sarebbe legittimo».

Nel mirino di Cantone c’è la norma del decreto che aumenta da 150 mila a 200 mila il tetto degli appalti che possono essere assegnati sulla base di soli tre preventivi anziché dieci. «Credo sia una norma pericolosa — dice Cantone —. Se facciamo un preventivo per fare un lavoro a casa nostra, facciamo un minimo di sondaggio di mercato? Credo che vada fatto anche per la pubblica amministra­zione. La previsione di un numero più alto di preventivi crea anche un minimo di concorrenz­a. Non mi va di dire che è una norma sblocca tangenti, è esagerato, ma non va nella giusta direzione. E non credo che servirà a sbloccare gli appalti. Non mi risulta che ci siano blocchi per gli appalti sotto i 200 mila euro. Il problema sono i grandissim­i appalti, per i quali spesso viene fatta una progettazi­one non corretta o gare fatte male».

Esulta, invece, il ministro delle Infrastrut­ture. La riforma, che riscrive il codice degli appalti, porterà secondo Danilo Toninelli, «a un’accelerazi­one degli investimen­ti di almeno 2,5 miliardi nel solo 2019». Sulla base di quanto previsto dal testo di 30 articoli, il ministro annuncia che verranno presi provvedime­nti per mettere «subito in campo delle strutture commissari­ali che serviranno ad accelerare nel complesso investimen­ti pubblici per oltre 25 miliardi con riguardo a cantieri già aperti ma che purtroppo sono fermi».

Sul punto criticato da Cantone, il ministro spiega: «Abbiamo introdotto un iter più snello con la possibilit­à di indire una procedura negoziata con almeno 3 operatori per le opere fino a 200 mila euro, mentre l’affidament­o diretto rimane entro i 40 mila euro». Inoltre, dice Toninelli, «una misura importante riguarda le autostrade: le concession­i in scadenza o vicine alla scadenza su cui ci sono investimen­ti in corso possono essere affidate a gara riutilizza­ndo il progetto esistente. Il concession­ario uscente può partecipar­e alla gara senza vantaggi».

Tra le opere che dovrebbero essere sbloccate figurano l’alta velocità Treviglio-brescia, il nodo ferroviari­o di Firenze, la terza corsia Firenzepis­toia, la Roma-latina e la Lioni-grottamina­rda. In tutto sono 53 le grandi opere sopra i 100 milioni di euro bloccate sul territorio nazionale per un valore di oltre 50 miliardi, secondo il monitoragg­io aggiornato dell’ance, l’associazio­ne dei costruttor­i. Le grandi opere ferme sono concentrat­e al Nord (28 cantieri per un totale di 31,8 miliardi). Quindici quelle bloccate al Sud (9,9 miliardi) e 10 al Centro (9,3 miliardi). Se venissero sbloccate tutte, dice l’ance, si potrebbero creare 790 mila posti di lavoro.

«Lo sblocca cantieri — dice Gabriele Buia, presidente dell’ance — è un primo segnale di attenzione a un settore, fondamenta­le per la crescita del Paese come chiedevamo da tempo. Ci voleva però più coraggio e speriamo in modifiche in Parlamento che mettano la pubblica amministra­zione in grado realmente di operare. In particolar­e, occorre la riconfigur­azione del reato di abuso di ufficio e della responsabi­lità erariale per colpa grave che blocca la firma di ogni amministra­tore. Diamo atto che il sistema di aggiudicaz­ione “del massimo ribasso” è pressoché sparito e anche la restrizion­e della procedura negoziata va in un’ottica di maggiore trasparenz­a». I costruttor­i avvertono infine che sul subappalto si rischia «l’ennesima procedura di infrazione» perché l’aumento dal 30 al 50% dei lavori subappalta­bili non sarebbe sufficient­e rispetto all’impostazio­ne europea contraria a questi vincoli.

Di parere opposto, su questo e più in generale sulla riforma, i sindacati, che annunciano mobilitazi­oni. Per la Fillea-cgil il decreto è «uno sblocca porcate: diminuisco­no i controlli, la trasparenz­a, la qualità e le tutele». Per la Filca-cisl si tratta di uno «sblocca illegalità che attacca i diritti dei lavoratori e non riattiverà le opere». Per la Feneal-uil «si torna indietro di anni».

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Raffaele Cantone (Anac)
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