Decreto sblocca cantieri, allarme di Cantone «Troppa deregulation è pericolosa»
Il ministro Toninelli: subito lavori per 2,5 miliardi. Il testo ieri in Gazzetta
Il decreto legge «sblocca cantieri» è stato finalmente pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale, ma subito è scoppiata una polemica sulle norme che ampliano l’area degli appalti sottoposti a procedure semplificate. Ad accenderla il presidente dell’autorità anticorruzione Anac, Raffaele Cantone. «Se deregolamentazione significa semplificazione, siamo d’accordo; se invece significa lasciare mani libere... credo sia una scelta legittima della politica ma anche pericolosa», ha detto ieri Cantone ai microfoni di Radio Capital. «Quando si gestiscono interessi pubblici — ha aggiunto — è necessario che ci siano le regole. Se non stabilisco le regole per come dare un appalto, lo posso dare a mio fratello e sarebbe legittimo».
Nel mirino di Cantone c’è la norma del decreto che aumenta da 150 mila a 200 mila il tetto degli appalti che possono essere assegnati sulla base di soli tre preventivi anziché dieci. «Credo sia una norma pericolosa — dice Cantone —. Se facciamo un preventivo per fare un lavoro a casa nostra, facciamo un minimo di sondaggio di mercato? Credo che vada fatto anche per la pubblica amministrazione. La previsione di un numero più alto di preventivi crea anche un minimo di concorrenza. Non mi va di dire che è una norma sblocca tangenti, è esagerato, ma non va nella giusta direzione. E non credo che servirà a sbloccare gli appalti. Non mi risulta che ci siano blocchi per gli appalti sotto i 200 mila euro. Il problema sono i grandissimi appalti, per i quali spesso viene fatta una progettazione non corretta o gare fatte male».
Esulta, invece, il ministro delle Infrastrutture. La riforma, che riscrive il codice degli appalti, porterà secondo Danilo Toninelli, «a un’accelerazione degli investimenti di almeno 2,5 miliardi nel solo 2019». Sulla base di quanto previsto dal testo di 30 articoli, il ministro annuncia che verranno presi provvedimenti per mettere «subito in campo delle strutture commissariali che serviranno ad accelerare nel complesso investimenti pubblici per oltre 25 miliardi con riguardo a cantieri già aperti ma che purtroppo sono fermi».
Sul punto criticato da Cantone, il ministro spiega: «Abbiamo introdotto un iter più snello con la possibilità di indire una procedura negoziata con almeno 3 operatori per le opere fino a 200 mila euro, mentre l’affidamento diretto rimane entro i 40 mila euro». Inoltre, dice Toninelli, «una misura importante riguarda le autostrade: le concessioni in scadenza o vicine alla scadenza su cui ci sono investimenti in corso possono essere affidate a gara riutilizzando il progetto esistente. Il concessionario uscente può partecipare alla gara senza vantaggi».
Tra le opere che dovrebbero essere sbloccate figurano l’alta velocità Treviglio-brescia, il nodo ferroviario di Firenze, la terza corsia Firenzepistoia, la Roma-latina e la Lioni-grottaminarda. In tutto sono 53 le grandi opere sopra i 100 milioni di euro bloccate sul territorio nazionale per un valore di oltre 50 miliardi, secondo il monitoraggio aggiornato dell’ance, l’associazione dei costruttori. Le grandi opere ferme sono concentrate al Nord (28 cantieri per un totale di 31,8 miliardi). Quindici quelle bloccate al Sud (9,9 miliardi) e 10 al Centro (9,3 miliardi). Se venissero sbloccate tutte, dice l’ance, si potrebbero creare 790 mila posti di lavoro.
«Lo sblocca cantieri — dice Gabriele Buia, presidente dell’ance — è un primo segnale di attenzione a un settore, fondamentale per la crescita del Paese come chiedevamo da tempo. Ci voleva però più coraggio e speriamo in modifiche in Parlamento che mettano la pubblica amministrazione in grado realmente di operare. In particolare, occorre la riconfigurazione del reato di abuso di ufficio e della responsabilità erariale per colpa grave che blocca la firma di ogni amministratore. Diamo atto che il sistema di aggiudicazione “del massimo ribasso” è pressoché sparito e anche la restrizione della procedura negoziata va in un’ottica di maggiore trasparenza». I costruttori avvertono infine che sul subappalto si rischia «l’ennesima procedura di infrazione» perché l’aumento dal 30 al 50% dei lavori subappaltabili non sarebbe sufficiente rispetto all’impostazione europea contraria a questi vincoli.
Di parere opposto, su questo e più in generale sulla riforma, i sindacati, che annunciano mobilitazioni. Per la Fillea-cgil il decreto è «uno sblocca porcate: diminuiscono i controlli, la trasparenza, la qualità e le tutele». Per la Filca-cisl si tratta di uno «sblocca illegalità che attacca i diritti dei lavoratori e non riattiverà le opere». Per la Feneal-uil «si torna indietro di anni».