Corriere della Sera

Spari e Cannonau: a Oliena Pasqua è una festa nella natura

Il paese amato da Grazia Deledda unisce alle tradizioni uno spirito «eco»

- Luca Bergamin

Èvero, come scriveva Grazia Deledda; Oliena, ancora oggi, è «un villaggio bianco sotto i monti azzurri e chiari come fatti di marmo e d’aria». La scrittrice amava questo paese nel cuore della Barbagia, dove la pastorizia e il canto corale resistono insieme al culto per la festività di S’incontru: domani le statue della Madonna e di Cristo muoveranno in procession­e dalle chiese di San Francesco di Paola e di Santa Croce. I fedeli, in abiti tradiziona­li e in silenzio assoluto, assisteran­no al loro incontro, poi le cannonate a salve e la festa con litri di cannonau.

Claudia Congiu, guida ecologica alla fonte calcarea risorgiva Su Gologone, sostiene che l’autrice di Canne Al Vento incarna lo spirito combattivo che anima le donne di questa terra di canyon, secolari lecceti, picchi vertiginos­i, collocata

tra il mare smeraldo dell’ogliastra e il massiccio grigio del Gennargent­u. «L’olio, il vino, i formaggi, il folklore sono quello che il turismo estivo assaggia fugacement­e, ma la nostra ricchezza è più profonda». Lo pensa anche Maria Serci mentre tesse ricambi col filo d’oro nelle botteghe di arte del Su Gologone Hotel: «Non vedo l’ora di invecchiar­e per godermi in toto i profumi del ginepro e i sapori del paesaggio. Nei nostri laboratori, con le mani forgiamo ceramiche in maiolica, le decoriamo con gli smalti, scolpiamo il leccio. Noi e la natura ci ascoltiamo a vicenda».

Fauni lo sono tutti i seimila abitanti di Oliena, ma certo Gianni Maricosu lo è più degli altri quando conduce i viaggiator­i tra la macchia selvatica che cinge le rive del Cedrino per ammirare le basaltiche canne di organo e poi lassù sul Monte Corrasi. «Il nostro Supramonte con le sue peonie selvatiche toglie il fiato. Anche John Huston, quando qui girò alcune scene del film La Bibbia, rimase folgorato dal panorama». Gianni conosce ogni bonsai di ginepro e ogni roccia del cammino che si inerpica sino al villaggio preistoric­o di Tiscali dove in pratica vive il custode Flavio Catte: «Qui parlo tutte le lingue del mondo grazie ai visitatori che compiono anche un trekking di due ore pur di raggiunger­e questo simbolo nuragico della resistenza delle civitates barbaricin­e».

Per scoprire Oliena, i suoi tesori e la valenza preziosa della sua gente, bisogna insomma fare fatica. Altrimenti non sarebbe possibile vedere all’opera, ancora sul Monte Corrasi, il pastore Michele Maricosu mentre munge le capre nel recinto in pietra: «Il latte non rende più, e alcuni di questi animali sono testardi. Io però, più cocciuto di loro e della realtà, non mollo, amo stare a contatto con le nuvole e il granito della montagna». Anche Nina Puddu è una resiliente, dal padre ha ereditato la terra, e coi fratelli ha ampliato i vigneti: «Produciamo il Nepente e il Cannonau grazie al microclima privo di grosse escursioni termiche, al calcare, all’argilla e alla salinità: buona terra equivale a buona gente».

Qui sono rigogliose anche le voci dei giovani tenori che Antonio Putzu, cantastori­e, riunisce tra i murales che raffiguran­o donne intente a sparare e inneggiant­i al Robin Hood locale Giovanni Salis Corbeddu. E poi ci pensano le glorie locali come Gianfranco Zola, il calciatore nominato Baronetto dalla Regina Elisabetta e Giovanna Palimodde, pittrice, collezioni­sta di costumi e paramenti antichi, imprenditr­ice della ristorazio­ne insieme alla madre Pasqua, a far conoscere questo paese lontano dagli strepiti vacui del materialis­mo. E c’è sempre lei, Grazia Deledda, che ha reso eterna la sua gente, «le donne dai capelli lucenti come raso nero, coi corsetti rossi, che davano l’idea di un campo di fiori».

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In alto, un momento della procession­e pasquale S’incontru (l’incontro) nella quale si congiungon­o le statue del Cristo risorto e della Madonna
La giornata più importante A sinistra, i tre giovani tenori del gruppo Antonio Putzu (fotoserviz­io Luca Bergamin). In alto, un momento della procession­e pasquale S’incontru (l’incontro) nella quale si congiungon­o le statue del Cristo risorto e della Madonna
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