HOMO FABER CON ORGOGLIO
SANTA CROCE, PONTE VECCHIO, OLTRARNO FIRENZE RISPLENDE ANCORA NELLE BOTTEGHE
L’appuntamento Dal 24 aprile alla Fortezza da Basso torna la Fiera internazionale dell’artigianato. Un percorso nella città rivela le eccellenze secolari che resistono ai negozi monomarca e al consumo globalizzato
Quella strana percezione, un po’ sensoriale e un po’ emozionale, arriva all’improvviso dopo i primi 400 passi. Alle spalle ci sono ancora i negozi monomarca, gli infiniti «mangifici» di pizza e kebab, i negozi del lusso e quelli della parca globalizzazione, ma adesso il panorama urbano appare cangiante e mutevole e soprattutto intimo. Cammini nel cuore nobile di Firenze e lo sguardo penetra all’interno di una bottega, così atipica da oscurare spazio e tempo.
Siamo nella liquida modernità o stiamo attraversando la
storia? Il dubbio rimane sino a quando, varcata la soglia dell’atelier, ci si trova di fronte agli epigoni degli artigiani delle pietre, un mestiere prezioso che i Medici battezzarono del «commesso fiorentino». Figura gloriosa, diversa dal mosaicista perché differenti sono le forme delle tessere impiegate e i materiali usati. E unico è l’effetto cromatico finale per creare a volte capolavori e abbattere quella parete che divide arte e artigiano come un giorno ci insegnò Benvenuto Cellini. Così, se hai la fortuna di visitare i sotterranei dell’antica bottega, assisti (su scaffali di legno o di ferro) allo spettacolo geometricamente imperfetto, del riposo delle pietre. Ecco la magnesite bianca, il calcedonio, la portasanta, il fior di pesco, l’alberese, il colombino, il gabbro dell’impruneta, la lilla. E ancora, i lapislazzuli, i turchesi e le malachiti che sembrano quasi affacciarsi dai ripostigli per farsi notare e, finalmente, essere utilizzati dagli artigiani per creare opere, mosaici e intarsi, e dunque poter raccontare la loro storia più segreta e profonda.
Si torna in strada. E stavolta il cammino volge verso il grande fiume: l’arno. Con il primo sole di primavera le botteghe orafe di Ponte Vecchio sembrano risplendere. Sono l’icona più appariscente e commerciale dell’artigianato fiorentino. Sfrattarli dal ponte-capolavoro sarebbe un sacrilegio, anche perché furono proprio questi orafi e argentieri a vincere la battaglia contro gli altri commercianti meno blasonati che, dopo aver conquistato il Ponte nella metà del ‘300, furono cacciati. Accadde nel maggio del 1594 con un editto mediceo che fece scalpore rivolto alle arti vili di trecconi, beccai, pizzicagnoli, perché occupanti di un «luogo assai frequentato da gentiluomini e da forestieri», che furono sloggiati per far posto ai demiurghi dell’oro e dell’argento.
Il Granduca Ferdinando I ci aveva visto giusto. Cinque secoli dopo, le bottegucce sfavillanti sono ancora lì, in legno e pietra, ad arricchire il paesaggio e il ponte. Che, una volta oltrepassato, ci proietta in altre esperienze creative.
Perché anche Oltrarno (una città nella città) è l’alcova della bottega. In via Bartolini l’antico setificio Fiorentino sembra una macchina del tempo. Con in mostra le antiche macchine di legno, i tessuti raffinati e i profumi che immergono il visitatore nella storia del costume.
Se poi il tour non è sequenziale ma si muove come un improbabile ipertesto, si può ancora attraversare l’arno, magare scegliendo Ponte alle Grazie, e ruotare la bussola ideale verso Santa Croce, fermandosi davanti ai laboratori del cuoio e ai calzaturieri «su misura» che creano scarpe personalizzate, anch’esse piccole opere d’arte.
Eccola la statua di Dante, la Basilica dei grandi (qui riposano Michelangelo, Macchiavelli, Galileo Galilei, Vittorio Alfieri solo per citare alcuni nomi) e la piazza delle meraviglie. Sul retro della chiesa la Scuola del Cuoio insegna al mondo l’arte del «cucir le pelli». Gli studenti, che qui arrivano da tutto il mondo, lavorano davanti agli affreschi dei «ragazzi» della bottega del Ghirlandaio.
È così straordinario camminare nell’artigianato di Firenze che, da tempo, questo trekking urbano alternativo è diventato un tour organizzato. Artexcentro per l’artigianato artistico e tradizionale della Toscana, da due anni organizza camminate culturali e creative a Firenze (e nel resto della Toscana) e il risultato è sempre lo stesso: tutto esaurito. Come spiega Giovanni Lamioni, presidente di Artex, «sono itinerari studiati da guide specializzate per unire al patrimonio artistico della città le meraviglie delle botteghe artigianali». Perché a Firenze tutto inizia da qui, in questi vecchissimi laboratori e tutto si sublima.
Trekking urbano Artex-centro da due anni organizza camminate culturali e creative nella tradizione
Il Granduca Ferdinando I cacciò con un editto le «arti vili» dal ponte per far posto agli orafi
Dietro la statua di Dante e la Basilica, la scuola del cuoio insegna al mondo a cucir le pelli