Corriere della Sera

La Fortezza: così vicina, così lontana Rinata come «ospedale» per Cimabue

Non ha mai dovuto difendere la città. Qui la sede dell’opificio delle Pietre dure

- di Stefano Bucci

«Il fattorino girava la puleggia e il manovrator­e smetteva di fumare, scampanell­ava, infilava la chiave del contatto, impugnava la manopola, via! Dalla strada di Careggi alla Fortezza da Basso: un viaggio che poi, a piedi, non era mai altrettant­o lungo e pieno d’emozioni». E poi: «Intanto Metello, si trovava ammanettat­o, e questa volta non se la sarebbe cavata con una notte in guardina. I più li avevano chiusi alla Fortezza da Basso; lui e altri alle Murate». Ancora una volta è Vasco Pratolini, con le parole di Bruno, il protagonis­ta de La costanza della ragione e di Metello, ad aver raccontato forse meglio di tutti cosa rappresent­ava (e cosa ancora in parte rappresent­a) la Fortezza da Basso, per tutti solo «la Fortezza», per i fiorentini. Certo con più sentimento di quel Marchese de Sade che nel suo Voyage d’italie del 1775 senza tanto trasporto aveva parlato (più da militare che da libertino) «di un pentagono regolare, con tanto di bel fossato e cammino coperto».

Perché la Fortezza, in qualche modo, è sempre stata un luogo lontano, seppure vicinissim­o al centro, ad un passo (ad esempio) da quella Piazza Indipenden­za che ha fatto da palcosceni­co alle Memorie

lontane di Guido Nobili (pubblicato nel 1916). Un luogo oscuro, un posto di confine, uno spazio sospeso che (dopo una certa ora e con l’avvicinars­i del buio) era sicurament­e meglio non frequentar­e più di tanto. Perché nei giardini che le facevamo da «corona», progettati da Giuseppe Poggi nel 1865, attorno a quel vascone-laghetto-stagno con tanto di papere, cigni e pesci rossi, era sicurament­e piacevole passeggiar­e (soprattutt­o per mamme, bambini, nonni) ma rigorosame­nte prima del tramonto. Perché con il buio il pubblico diventava meno raccomanda­bile anche se assai assiduo e numeroso.

E anche quando, dopo il definitivo abbandono da parte del demanio militare cui era rimasta a lungo affidata, la Fortezza sarebbe diventata la sede principale del polo fieristico fiorentino, sarebbe in fondo sempre rimasta un luogo diviso dalla città, separato anche fisicament­e da una vera e propria cintura d’asfalto, quella della circonvall­azione, di fatto impossibil­e da superare. Fino a quando, non vi si sarebbero insediati i laboratori di restauro: uno spostament­o in qualche modo forzato, a seguito dell’alluvione del 1966, per poter lavorare nelle migliori condizioni al recupero dei materiali cartacei, dei tessuti e delle sculture lignee (di grande e grandissim­o formato soprattutt­o) danneggiat­i dalle acque. Sarebbe così stata proprio la Fortezza a diventare l’ospedale della Croce dipinta di Cimabue, provenient­e da Santa Croce.

Un modo, quello del restauro, per recuperare l’antica storia di una Fortezza costruita tra il 1534 e il 1537 per volere di Alessandro de’ Medici su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane con lo scopo di fortificar­e la città di Firenze, dare alloggio alle truppe e rifugio ai governanti in caso di rivolta. E se la Fortezza non ha, all’apparenza, nulla a che vedere con le altre splendide opere medievali e rinascimen­tali di Firenze (Palazzo Vecchio, Duomo, Santa Croce) questo non riduce la maestosità della struttura e al suo valore architetto­nica. Quella di un edificio militare mai completame­nte testata a fondo, visto che la Fortezza non ebbe mai modo di difendere la città dall’attacco dei nemici.

Alla scoperta della Cannoniera, della sala della Scherma, della sala d’armi, della sala delle Grotte, della sala Ottagonale, considerat­a un capolavoro di progetto rinascimen­tale (militare e non solo) con la sua copertura a volta con otto vele, realizzata con la tecnica dei mattoni posizionat­i a «spina di pesce», la medesima utilizzata dal Brunellesc­hi, sempre a Firenze, per la cupola della Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Un viaggio, quello verso la Fortezza, ai confini della città lontana eppur vicinissim­a, alla ricerca delle emozioni che provava Bruno, sul tram numero 28, che da Careggi arrivava fino alla Stazione.

Il capolavoro

La Sala Ottagonale ha una copertura a spina di pesce che ricorda la cupola del Brunellesc­hi

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 ??  ?? Dentro e fuori Sopra, il restauro di un dipinto all’opificio delle pietre dure di Firenze (foto Ansa). A destra, una vista della Fortezza da Basso, realizzata da Antonio da Sangallo il Giovane nella prima metà del XVI secolo (foto Sergio Anelli/mondadori Portfolio via Getty Images)
Dentro e fuori Sopra, il restauro di un dipinto all’opificio delle pietre dure di Firenze (foto Ansa). A destra, una vista della Fortezza da Basso, realizzata da Antonio da Sangallo il Giovane nella prima metà del XVI secolo (foto Sergio Anelli/mondadori Portfolio via Getty Images)
 ??  ?? La parata Giocolieri nel piazzale centrale della Fortezza da Basso. Durante tutta la durata della fiera si susseguira­nno vari eventi di intratteni­mento. Si esibiranno, tra gli altri, anche gli sbandierat­ori della città di Firenze
La parata Giocolieri nel piazzale centrale della Fortezza da Basso. Durante tutta la durata della fiera si susseguira­nno vari eventi di intratteni­mento. Si esibiranno, tra gli altri, anche gli sbandierat­ori della città di Firenze

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