Addio Patrick Sercu Re delle Sei Giorni che prendeva in giro la forza di gravità
L’etichetta gli è rimasta sempre appiccicata: Re delle Sei Giorni, delle sfide che tra i Sessanta e i Settanta riempivano i velodromi di mezza Europa. Eppure Patrick Sercu (foto), scomparso ieri a 74 anni nella sua Izegem, in Belgio, è stato molto di più per la storia del ciclismo. Campione olimpico e mondiale (nel chilometro da fermo), vincitore di 13 tappe al Giro, 6 al Tour negli anni in cui dominava il suo vicino di casa Eddy Merckx. Ma Sercu si era rassegnato a essere ricordato per le Sei Giorni: 88 vinte su 223 disputate cambiando per 57 volte partner e formando, con Merckx, una coppia irresistibile. Nessuno ha preso in giro come lui la forza di gravità arrampicandosi impassibile fino alla balaustra alta della parabolica (inclinata di 45 gradi) per poi piombare come un falco sugli avversari infilzandoli per guadagnare un punto, un traguardo volante, un giro prima di tornare a riposare un’ora al box e ricominciare con un dietro-derny, un’americana, uno scratch. Da novembre a marzo, Sercu viveva letteralmente nei velodromi, da aprile a ottobre batteva tutte le strade del mondo, instancabile. Ha alzato le braccia 1.206 volte in pista, 168 in volata o dopo una fuga. E in un ambiente dove valeva tutto (dalle gomitate, ai tradimenti, alla compravendita di corse) ha sempre avuto fama di galantuomo sia come atleta che, fino alla sua morte, come grande organizzatore di prove su pista.