Quei fischi allontanano Insigne da Napoli
NAPOLI C’eravamo tanto amati, poi tollerati e in certi momenti anche odiati. Lorenzo Insigne e Napoli, un rapporto controverso e degenerato troppe volte. Come i fischi nella notte di addio all’europa League. È la solita storia del napoletano ripudiato in casa propria? Qualcosa di vero c’è, perché in fin dei conti è più facile prendersela con «uno di noi». E allora: se Insigne offre il fianco, il pubblico rumoreggia. Se scaraventa la maglia a bordocampo dopo l’eliminazione dai preliminari di Champions contro l’atletic Bilbao è lesa maestà: i fischi sono ancora più rumorosi. Stesso siparietto contro il Besiktas, quando l’attaccante azzurro sbaglia un rigore. Insigne non è più un ragazzino, lo sa lui che non a caso ha scelto la famiglia Raiola per gestire il suo cartellino, lo sa il tecnico che nella serata più triste della stagione lo ha consegnato ancora una volta ai fischi dei tifosi. Napoli-arsenal: Ancelotti lo sostituisce dopo un inutile cartellino giallo. Insigne si ripete, stavolta però senza esagerazioni. Si avvicina all’allenatore, si copre la bocca e gli dice quello che nessuno saprà mai. Le voci di dentro raccontano che il capitano si complimenti con lui per il coraggio. Poi calcia una bottiglietta e non si accomoda in panchina. Ancelotti minimizza: «Lorenzo era soltanto dispiaciuto», i compagni di squadra comprendono: «Non merita i fischi, dà sempre il massimo». Il carico da novanta tocca al papà del giocatore, che esce dallo stadio nero di rabbia. Viene raccontato di una critica pesante ad Ancelotti, puntuale però arriva la smentita. Gli animi non sono sereni, Lorenzo Insigne e Mino Raiola hanno già un appuntamento a breve, ma per andar via non basta l’intolleranza a un matrimonio logoro. Serve un’offerta significativa (100 milioni la richiesta del club), che finora non è arrivata.