Corriere della Sera

Rimonta Coric e sfida Nadal a Montecarlo

Tennis: fuori Djokovic, anche Sonego out

- Gaia Piccardi

Chissà cosa è passato sotto la bandana di Fabio Fognini lunedì scorso, quando la terra del Principato pareva la palude stigia e quella meraviglia di country club affacciato sul mare l’ennesimo strapiombo di una stagione storta. Sotto 4-6, 1-4 con il russo Rublev al primo turno, quattro palle break annullate che avrebbero mandato l’avversario a servire sul 5-1, sulla quinta l’inguaribil­e reprobo si è inventato un ace di seconda (roba da pazzi per palati fini), un esercizio di stile che ha rotto il maleficio facendo voltare di colpo gli dei del tennis che da febbraio in poi avevano guardato altrove (cinque sconfitte al primo incontro in sei tornei) e che, da allora, non l’hanno più abbandonat­o.

Simon (per ritiro), il numero 3 del mondo Zverev (che dal mentore Ivan Lendl non ha assorbito nemmeno un granello del celebre grano salis), ieri Coric (numero 13) nei quarti in rimonta: 1-6, 6-3, 6-2 dopo due ore di lotta, con il match finito al buio e il solito simpaticis­simo gesto del pappagallo alla fine, come a dire parlate pure che io mi diverto a smentirvi, rivolto ai detrattori (che non mancano), mentre Corrado Barazzutti, c.t. di Davis e coach in coabitazio­ne con Davin, gli urlava di stare zitto e la moglie Flavia scioglieva la maschera di tensione in un sorriso.

In semifinale a Montecarlo, primo Master 1000 stagionale sul rosso, dopo aver mandato Sos fino a cinque giorni fa. Fabio Fognini, 31 anni, è così. Prendere o lasciare. Prendiamo, naturalmen­te, anche se sui campi dove ha giocato tante volte ragazzino (è nato ad Arma di Taggia, a pochi km dal Principato), gli stessi della famosa scenata contro il padre in un dimenticab­ile incontro con Tsonga del 2014, lui stesso non era stato in grado di predire la clamorosa resurrezio­ne. Alla vigilia si lamentava della solita caviglia, di un gomito fastidioso (il destro, abbondante­mente fasciato), lasciava intendere di potersi fermare per un’operazione, ma prima vediamo come va a Montecarlo, torneo impossibil­e da saltare per ragioni affettive e di business. Va bene, a Montecarlo.

Con la vittoria su Coric, Fabio si assicura di tornare numero uno d’italia da lunedì (top-15), scavalcand­o Marco Cecchinato scivolato con Pella negli ottavi (farà un bel salto nel ranking anche l’ottimo Lorenzo Sonego, provenient­e dalle qualificaz­ioni e uscito ieri nei quarti con Lajovic). «Spero di essermi messo alle spalle il periodo difficile — dice a caldo —, sto ritrovando il mio gioco».

La seconda semifinale della carriera a Montecarlo (la prima, nel 2013, finì miserament­e contro Djokovic, irriconosc­ibile ieri con Medvedev, che l’ha domato in tre set), la terza in un Master 1000, conduce Fognini al cospetto dell’uomo che nel Principato ha alzato la coppa undici volte (record), undici mesi più anziano dell’azzurro e incerottat­o tanto quanto lui. Rafa Nadal. Certamente più stanco dello spagnolo, oggi Fabio ha l’occasione di far cambiare decisament­e passo a una stagione ripresa per i capelli proprio sul suo terreno preferito (anche di Rafa, purtroppo...) perché è proprio tra Montecarlo e Parigi, passando per Roma, che andranno cercati i punti per sfatare — ora o mai più — il tabù dei top ten.

Nadal conduce i precedenti 11-3, con l’ultimo successo di Fognini datato Us Open 2015. «Posso dare fastidio a Rafa, ma dovrò tenere alto il livello per tutta la partita». Sfida complicata, però il gatto ligure dalle mille vite che stava per uscire al primo turno e si ritrova in semifinale ci crede: «Non ho nulla da perdere». Felicità

Fabio Fognini , 31 anni, festeggia il successo su Coric facendo il gesto del pappagallo, come dire: parlate pure, io sono qua (Afp)

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