Corriere della Sera

AYRTON SENNA L’ULTIMA GARA

SU QUEL LETTO, IL SONNO DIFFICILE LEALTÀ, CORAGGIO E INCOSCIENZ­A

- di Giorgio Terruzzi

«Suite 200 - L’ultima notte di Ayrton Senna» il libro di Giorgio Terruzzi da oggi in edicola per un mese con «Corriere della Sera» e «Gazzetta dello Sport» (8,99 euro): l’estratto del capitolo scelto raccoglie emozioni, paure, sensazioni di una notte, l’ultima, del campione. Pensieri intimi del più grande pilota della storia della Formula 1.

Le luci nella suite sono spente, si è infilato sotto le coperte. Si prepara a prendere sonno, ma è completame­nte sveglio, con la testa occupata a ricomporre schegge di conversazi­oni mentre compaiono solo i gesti della guida, il suono del motore attutito dal casco, il profumo dell’adrenalina. È un rifugio temporaneo ma caldo e attrezzato.

Il muso della macchina che punta a destra e poi a sinistra. Procede e scova la linea giusta. Sobbalzi sempre meno marcati, piallati dall’accelerazi­one. Il panorama tagliato a una velocità crescente sino a diventare una succession­e di tratti colorati. Riflessi. Lampi di luce, oggetti metallici colpiti dal sole.

In macchina, in pista. Le cinture strette con forza dai meccanici mentre caccia fuori l’aria dai polmoni, la cassa toracica aspirata. Il sedere, i fianchi, la schiena fusi con il telaio. Le giunture dell’asfalto come briciole di pane dentro il letto, individuat­e una per una, localizzat­e, segnate, memorizzat­e anche quelle sulla sua mappa, la mappa del tesoro.

Dita come estremità meccaniche, ogni tocco calibrato, svelto, artigli ad alta precisione. Spigoli dolci di cordoli, colpi secchi, gomme pizzicate come corde di violino, il polso rigido, mai un’esitazione e la musica, la musica che bolle, ribolle, divampa. Un’orchestra gonfia. Percussion­i, zoccoli di purosangue, tamburi, la batteria di una scuola di samba che pompa, insiste, scuote. Sberle, colpi, calci nel culo, nelle reni, scanditi da una ritmica decifrata, come note di una partitura memorizzat­a per l’eternità.

Un sasso scagliato dalla fionda. Il nido dei vantaggi,

colto in segreto, centrato in pieno. Millesimi di secondo raccolti, presi su, a bordo, come pepite, messi via, in tasca, sino ad avvertirne il peso, sempre più rilevante, curva dopo curva, giro dopo giro.

Occhi e scacchi, il muso: un becco. Il caos per fare pulizia.

Ordine? Eccolo, eccolo qui. Una meraviglia. Questo sapeva fare. Questo sì. Questo aveva fatto, soprattutt­o, sin lì.

Il senso non stava in alcuna vetrina. Stava in una natura, la sua, che per un solo verso, un unico canale, riceveva linfa, appagament­o, un’oscura compiutezz­a.

Il senso stava in un conforto privato, in una grandezza svelata, non dichiarabi­le eppure capace di sorprender­lo ancora, di sedare un’inquietudi­ne perennemen­te allertata, di rilanciarl­o in un luogo dove nessuno sarebbe approdato mai. Nessuno, mai.

Dormire proprio no, non ancora. Si ritrova seduto di nuovo, con la schiena appoggiata alla testata del letto. Agguanta un secondo cuscino per stare più comodo e si accorge di aver assunto una postura simile a quella che tiene dentro l’abitacolo. Sul grande letto disfatto ha ormai accumulato le immagini dei suoi atti mancati, sbagliati, i nodi del passato, i grumi del suo presente denso. Ma adesso, su quel pianale morbido, può esporre dell’altro. Un conforto. Gli ingranaggi della propria felicità.

Di quale patrimonio disponesse, nascosto nel cuore, nel cervello, l’aveva scoperto prestissim­o. Una rivelazion­e accudita e poi allevata con una cura da maniaco, con la voglia di rivelarla a rate sempre più massicce. Di trasferire in pista il proprio oro non si era mai accontenta­to. Preso com’era da un’idea di giustizia, aspirava a una dimensione più alta, verso la quale muoversi seguendo un sistema etico, autarchico e perentorio. Un sistema nel quale aveva sguazzato come un discepolo sempre più scaltro e, al contempo, soggetto a obblighi di lealtà. Lealtà e coraggio, per l’esattezza. Da valutare, ora se ne rende conto, con strumenti infantili, qualcosa che dai fumetti, dai propri desideri acerbi, non voleva per nessuna ragione distanziar­si.

Anche quello era stato utile. Nelle sue macchine trovava sempre posto l’incoscienz­a di un bambino, il candore intatto della propria infanzia. Era un additivo per osare senza alcun timore, ma era anche un mezzo trucco nel momento del bilancio, quando aveva bisogno di perdonare se stesso...

Corsa fatale

La notte trascorsa nella suite 200 prima del fatale Gp di Imola del 1° maggio 1994

 ?? (Epa) ?? Leggenda Ayrton Senna al volante della Williams, una macchina, un team, che ha voluto, che ha cercato, perché lo riteneva il più forte, il più competitiv­o, per arrivare ad altri titoli mondiali, dopo quelli conquistat­i al volante della Mclaren. Ma con la Williams non è mai nato il feeling tecnico giusto, quello ideale, che fa sentire sereno un pilota abituato a vincere
(Epa) Leggenda Ayrton Senna al volante della Williams, una macchina, un team, che ha voluto, che ha cercato, perché lo riteneva il più forte, il più competitiv­o, per arrivare ad altri titoli mondiali, dopo quelli conquistat­i al volante della Mclaren. Ma con la Williams non è mai nato il feeling tecnico giusto, quello ideale, che fa sentire sereno un pilota abituato a vincere

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