Assedio alle roccaforti La sfida nelle città
La posta in gioco è la conservazione delle proprie certezze. Non importa se nuove o antiche. Quando si vota anche nella metà o quasi dei Comuni italiani, compresi ventuno capoluoghi di Provincia e cinque di Regione, vincitori, vinti e predizioni future verranno decisi da queste elezioni locali. C’è il Piemonte, ritenuto in bilico più di quanto possano suggerire gli squilibri nazionali. E poi decine di altre città considerate simboliche, in un modo o nell’altro. Da conquistare per la prima volta, o da riprendere. Da una parte la capacità di tenuta del Pd e del centrosinistra. Dall’altra una Lega ormai pan nazionale, che in questi mesi ha dettato l’agenda politica e ha una gran voglia di passare all’incasso, da sola o per interposto centrodestra.
I municipi «rossi»
E quindi il pellegrinaggio alla ricerca di un filo, rosso ormai solo per ragioni cromatiche, non può che cominciare dall’emilia-romagna. Matteo Salvini non fa mistero di tenere molto, eufemismo, alle
Regionali del prossimo novembre. In attesa dell’ordalia d’autunno, Ferrara, dove gli eredi del Pci governano senza interruzioni dal 1946, è considerata la città più contendibile. Infatti Salvini ripropone la carta di Alan Fabbri, ex aspirante governatore, ex sindaco della vicina Bondeno, affabile leghista con codino, appassionato di druidi e riti celtici. La sua pozione magica potrebbe funzionare contro Aldo Modonesi, assessore di peso della giunta di Tiziano
Tagliani, in scadenza di mandato, grazie agli ingredienti
delle consuete divisioni a sinistra. Se le mura di Modena vengono considerate solide, a prova di eventuale ballottaggio, quelle di Reggio Emilia mostrano qualche crepa dove
vorrebbe fare breccia M5S con la candidata Rossella Ognibene, che già non ha sfigurato alle Politiche. Non ci
sono porti sicuri neanche in
Romagna, dove Forlì agita il sonno dei democratici. Il Pd
in difficoltà per la scelta di non ricandidarsi fatta a sorpresa da Davide Drei si affida a un civico, il magistrato
Giorgio Calderoni. La Lega punta al ribaltone con Gian
Luca Zattini, che dieci anni fa conquistò per la prima volta la rossa Meldola. Firenze e dintorni Anche le città toscane sono una prova generale delle regionali che verranno, nel del previsto. Nel 2020. La sfida nel capoluogo che fu centro dell’italia politica sembrava più incerta ai nastri di partenza. A Dario Narpippo, della che sostituì Matteo Renzi quando divenne premier, il centrodestra oppone il manager Ubaldo Bocci, una scelta fatta per non scontentare nessuno. Ma il dirigente di Azimut si è dimostrato più indipendente bene, e anche nel male. Come quando ha attaccato l’arrivo della Fondazione Zeffirelli nei locali dell’ex tribunale.
Per le elezioni nei Comuni
si vota in 26 capoluoghi
In ballo grandi centri del Pd,
come Firenze e Bari,
e i «fortini» emiliani
figlio di Franco, ha avuto buon gioco nel ricordargli che suo padre, il Maestro, è stato una delle poche icone culturali del centrodestra nell’ultimo secolo, nonché parlamentare di Forza Italia. Nella vicina Prato, il ritornello è sempre lo stesso. Daniele Spada, civico con passato berlusconiano imposto dalla plenipotenziaria toscana di Salvini Susanna Ceccardi, cerca di riprendersi dall’attuale primo cittadino democratico Matteo Biffoni la città con il maggior numero di immigrati cinesi d’italia, già vinta nel 2009 e poi subito restituita agli avversari.
I duelli
Per quanto imperfetto, a differenza delle Politiche il bipolarismo è vivo e lotta insieme a noi. La tendenza nazionale è quella, fuori i secondi. A Bergamo l’ex renziano Giorgio Gori se la vede con Giacomo Stucchi, ex presidente del Copasir, nome importante della Lega che fu bossiana. Nella Perugia squassata dagli scandali della presidente dimissionaria e dimissionata Catiuscia Marini, il giornalista Giuliano Giubilei in quota Pd non è favorito contro il sindaco uscente, il forzista Andrea Romizi. Quasi una contraddizione in termini per l’umbria ex feudo rosso. Urge mappa per orientarsi a Bari, dove per il centrosinistra si ripresenta l’uscente Antonio Decaro. Il suo principale avversario è Pasquale Di Rella, che corre per il centrodestra, proviene dal Partito democratico e piace a una parte dei Cinque stelle locali, i quali però hanno una loro candidata.
Non fanno eccezione la Basilicata o il Molise, con Potenza e Campobasso contese dai «vecchi» schieramenti, salvo sorprese. Avellino invece potrebbe diventare la metafora della confusione che regna sotto i cieli della politica nostrana. Si vota, anzi si rivota. Dopo appena cinque mesi è caduta la giunta dei Cinque Stelle del sindaco Vincenzo Ciampi, che non si ripresenta. Il nuovo candidato, Ferdinando Picariello, è il superstite di una rissa sulla certificazione di due diverse liste dei 5 Stelle. La Lega sente odore di colpo grosso contro gli attuali alleati nel governo nazionale e con Biancamaria D’agostino gareggia in splendida solitudine, mentre il resto del centrodestra ha un’altra lista. Il Partito democratico, per non smentirsi, è diviso in tre.