L’eterno ritorno della violenza che piomba sulla politica
PARIGI Il movente dell’attentato è ancora sconosciuto, e potrebbe non avere una connotazione politica. Ma la bomba di Lione ha comunque turbato le ultime ore della campagna elettorale, che era già una delle più drammatiche in Europa. Il presidente Emmanuel Macron e la principale oppositrice Marine Le Pen hanno entrambi caricato le elezioni europee di un’importanza epocale: il primo ponendosi come il leader del campo dei progressisti che difendono l’unione dall’assalto finale dei nazionalisti, la seconda chiedendo ai francesi di votare per cacciare il presidente dall’eliseo.
La bomba di Lione è scoppiata neanche un’ora prima del comizio conclusivo di Marine Le Pen e del capolista Jordan Bardella a Héninbeaumont, nel nord della Francia. Nel mentre, meeting conclusivo a Parigi della lista Renaissance, guidata in teoria dall’ex ministra per gli Affari europei Nathalie Loiseau ma sostenuta dal presidente, che l’ha sostituita in tutti i manifesti elettorali.
Macron ha minacciato di sottrarre le poltrone ai ministri del suo governo, se La République en Marche con gli alleati del Modem dovesse arrivare dietro al Rassemblement National. Ma l’ultimo sondaggio indica il partito lepenista largamente in testa, al 25% e in crescita, davanti ai macronisti fermi al 22,5% e in calo.
Marine Le Pen dice che Macron ha trasformato le elezioni europee in un referendum pro o contro la sua politica, «e quindi se perde dovrebbe avere la dignità di andarsene, come fece De Gaulle nel 1969». Questa ipotesi è esclusa, mentre è possibile che a dimettersi — in caso di sconfitta netta — sarà il premier Edouard Philippe. Ieri sera il suo nome è stato annunciato tra i presenti sul palco di Parigi, ma Philippe non c’era perché si stava dedicando all’emergenza di Lione. L’eterno ritorno del terrorismo, dopo Strasburgo, e dopo i tanti attentati sventati negli ultimi mesi.