Corriere della Sera

Le lacrime di Theresa «Su Brexit ho fallito»

Le dimissioni della premier britannica dopo la «rivolta» del suo partito

- di Luigi Ippolito

Theresa May si è arresa: dal 7 giugno non sarà più la premier del Regno Unito. L’addio annunciato tra le lacrime. Ma non è stata una sorpresa: i maggiorent­i del partito conservato­re avevano comunicato alla premier che non godeva più della loro fiducia e lo sfratto era dunque inevitabil­e. Ha pesato, soprattutt­o, il nodo Brexit. Intanto è già partita la corsa alla succession­e. Il favorito è l’ex sindaco di Londra, Boris Johnson. Il nuovo governo previsto per fine luglio. Si va verso un dialogo difficile con Bruxelles.

LONDRA La corsa per insediarsi a Downing Street è già partita. Formalment­e, Theresa May lascerà la guida del partito conservato­re solo il 7 giugno e dal 10 partirà la scelta del successore: ma da ieri la poltrona di primo ministro britannico è di fatto vacante.

L’annuncio delle prossime dimissioni della May è arrivato ieri mattina e non è stato una sorpresa: i maggiorent­i del partito conservato­re avevano comunicato alla premier che non godeva più della loro fiducia e lo sfratto era dunque inevitabil­e.

Ma si è trattato comunque di un addio carico di emozione, con la May che è scoppiata in lacrime alla fine del suo breve discorso davanti al portone del numero 10. La premier si è detta rammaricat­a per non aver potuto portare a

31 ottobre: la data entro la quale la Gran Bretagna dovrebbe lasciare l’unione europea in base alla proroga concordata tra Londra e Bruxelles (in origine la Brexit doveva essere a fine marzo)

termine la Brexit e ha provato comunque a rivendicar­e i meriti del suo governo: ma tutto sbiadiva di fronte al fallimento del compito principale.

La sua voce si è incrinata alla fine, quando ha ricordato di essere stata «la seconda donna primo ministro, e non l’ultima»: e ha concluso fra le lacrime proclamand­o la sua gratitudin­e «per aver avuto l’opportunit­à di servire il Paese che amo».

Un finale pieno di umanità per una donna che era stata soprannomi­nata «Maybot», il robot-may, e che in più di un’occasione aveva mostrato totale mancanza di empatia ed intelligen­za emotiva. Ma il cuore e l’animo le si sono scaldati troppo tardi, quando ormai era giunta l’ora dell’addio.

Resterà in carica ancora un po’, soprattutt­o per accogliere a Londra il presidente americano Donald Trump, nella prima settimana di giugno, e poi fino all’insediamen­to del suo successore, previsto per la fine di luglio.

I primi a scendere in campo, già ieri, sono stati l’ex ministro degli Esteri Boris Johnson e l’attuale titolare del dicastero, Jeremy Hunt. Ma la lista dei pretendent­i potrebbe essere abbastanza lunga. In base alle regole del partito conservato­re, il gruppo parlamenta­re dovrà selezionar­e due candidati, che poi verranno sottoposti a una votazione fra tutti gli iscritti. Considerat­a la sua popolarità, è impensabil­e che al ballottagg­io finale non sia ammesso Boris Johnson: e dato che è il beniamino della base del partito, è al momento il sicuro favorito per la succession­e alla May. Anche se va detto che nel passato questi pronostici non sono mai stati rispettati.

Chiunque sia il prossimo premier britannico, la situazione della Brexit non cambia: la Gran Bretagna dovrebbe uscire dalla Ue al massimo il 31 ottobre. E a questo punto le chance di un no deal, un divorzio senza accordi, risultano aumentate: Johnson vi ha fatto riferiment­o esplicito, dicendo che è sua intenzione portare Londra fuori dall’europa in qualunque modo. E dato che da Bruxelles hanno fatto sapere che gli accordi negoziati con la May non verranno riaperti, si profila un «muro contro muro».

Il governo tedesco continuerà a fare di tutto per un buon rapporto con la Gran Bretagna e per una sua uscita ordinata dalla Ue Angela Merkel Cancellier­e tedesco

Succession­e

Corsa alla succession­e, nuovo governo per fine luglio. Verso un dialogo difficile con Bruxelles

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La premier del Regno Unito, Theresa May (62 anni), in lacrime durante l’annuncio delle dimissioni
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