Corriere della Sera

«Sì al modello spagnolo»

- di Maria Teresa Meli

Onorevole Orlando, avete votato il taglio dei parlamenta­ri, ma un pezzo del Pd si è turato il naso.

«Di per sé questo non è un passaggio storico nè una sconfitta della politica. Del taglio dei parlamenta­ri si parla da moltissimo tempo e in tutta Europa perché le assemblee furono concepite in anni in cui le distanze erano maggiori e, se si guarda l’italia, bisogna ricordare che gli enti territoria­li intermedi non c’erano ancora. A mio avviso l’esultanza di alcuni si giustifica poco perchè non è stato risolto il problema della maggiore funzionali­tà del sistema che si realizza solo andando oltre il bicamerali­smo perfetto superando i piu significat­ivi anacronism­i del sistema. Una parte delle risposte possono venire da quelle che sono state definite garanzie costituzio­nali che devono armonizzar­e questo intervento e da una significat­iva riforma dei regolament­i parlamenta­ri. Ma un fronte rimane comunque ancora aperto ed è quello della maggiore efficienza delle istituzion­i che si può ottenere, per esempio, con il rafforzame­nto del ruolo dell’esecutivo per andare verso il cancellier­ato e con le commission­i che possono funzionare in modo ordinario in sede legislativ­a. Sono questioni di cui si parla da molti anni e che il taglio non risolve, anzi, rende ancora più urgenti».

Il taglio rende più urgente anche la riforma elettorale.

«Intanto mettiamo dei paletti oggettivi da cui partire. Primo, l’esigenza di evitare sbarrament­i impliciti eccessivam­ente alti perche nelle piccole regioni il taglio dei parlamenta­ri rischia sostanzial­mente di cancellare una parte troppo significat­iva del voto. La seconda questione riguarda il rischio che alcuni territori non siano rappresent­ati. Infine ci sono le indicazion­i della Corte costituzio­nale dalle quali non ci possiamo allontanar­e: evitare premi di maggioranz­a irragionev­oli e assicurare un rapporto tra eletti ed elettori. Se si parte da qui abbiamo già una griglia chiara delle cose che vanno affrontate».

Quale legge risponde a questi requisiti?

«Ne dovremo discutere all’interno del pd e con gli alleati. Io ho una mia personale

idea: il sistema che può garantire di più questi paletti, evitando al contempo un’eccessiva frammentaz­ione della rappresent­anza e introducen­do una certa semplifica­zione, può essere il sistema spagnolo. Cioè un sistema di collegi con liste molto corte e senza recupero su base nazionale. Questo sistema premia le forze radicate in determinat­i territori e, a seconda di come vengono disegnati i collegi, assicura un diritto di tribuna a tutti. Sì, perché in Spagna hanno grandi collegi metropolit­ani dove si passa anche con una soglia molto bassa. Contempora­neamente, però, questo sistema evita un quadro eccessivam­ente frammentat­o. Ciò detto, valgono le indicazion­i di Zingaretti. Non dobbiamo rinunciare a un’ambizione bipolare e rassegnarc­i alla frammentaz­ione del proporzion­ale senza correttivi».

Aspettate di vedere se vi alleate con M5S prima di decidere la riforma?

«No: se così fosse, io non proporrei questo sistema che prevede le alleanze dopo elezioni. E comunque la questione delle alleanze a mio avviso non è un punto focale. Ci vuole un sistema che funzioni a prescinder­e dalle condizioni contingent­i. Le alleanze fatte per forza non producono stabilità, come abbiamo visto».

Dicono che vogliate tenervi il Rosatellum.

«Io credo che nel momento

Le alleanze

Le alleanze fatte per forza non producono stabilità, meglio realizzarl­e dopo il voto

in cui finiremo il percorso delle modifiche costituzio­nali senza una riforma già pronta avremo un vuoto pericoloso. Abbiamo l’esigenza di fare la riforma partendo da un interrogat­ivo: l’attuale legge ha funzionato? Doveva servire a due cose: a realizzare delle coalizioni e a ricostruir­e un rapporto tra cittadini ed eletti. Ebbene, le coalizioni sono andate in pezzi il giorno dopo il voto e la gente ha votato prevalente­mente i partiti e non i candidati dei collegi. Alla prova dei fatti, questa legge è fallita, perciò è un ripensamen­to è necessario».

Se in Umbria perdete non farete più alleanze con M5s?

«Ogni regione è un caso a sé. caso Peraltro l’accentuazi­one civica che emerge da queste esperienze dimostra come non si può costruire nessun tipo di modello predefinit­o. Le forze civiche

cambiano di regione in regione».

A proposito di Umbria, Vincenzo Bianconi è nell’occhio del ciclone...

«Mi baso sulle notizie che ho letto. Se non ho capito male gli si sta contestand­o di fare l’imprendito­re, e questo da parte di forze che fanno delle imprese una bandiera. Se poi ci saranno altri elementi ne discuterem­o, ma vorrei sottolinea­re che quando Bianconi ha vinto queste gare non era candidato a niente, dovesse essere eletto immagino non parteciper­à alle gare, quindi non si capisce quale sia il tema».

In Direzione proporrete la segreteria collegiale?

«Mi auguro che si vada a un approdo di questo tipo. L’unità è la risposta necessaria alla rottura rappresent­ata dalla scissione e può aiutare a rilanciare l’iniziativa».

 ??  ?? Saluto Il capo dello Stato Sergio Mattarella, 78 anni, al Quirinale con i ministri per il tradiziona­le pranzo che precede il Consiglio europeo
Saluto Il capo dello Stato Sergio Mattarella, 78 anni, al Quirinale con i ministri per il tradiziona­le pranzo che precede il Consiglio europeo

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