Corriere della Sera

Volpi va al Copasir, indagine sul Russiagate Conte: pronto a riferire

L’ipotesi di cedere la delega a Vecchione per un avvicendam­ento nei servizi segreti

- Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it

Anche i vertici dell’intelligen­ce dovranno riferire al Copasir il contenuto dei colloqui avuti con il ministro della Giustizia americano William Barr sul Russiagate. La nomina del leghista Raffaele Volpi a presidente del comitato parlamenta­re di controllo dà il via all’indagine sull’attività svolta dai servizi segreti e soprattutt­o sui motivi del via libera concesso dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte al direttore del Dis Gennaro Vecchione. Ma anche sui rapporti tra lo stesso premier e gli Stati Uniti, soprattutt­o dopo il colloquio con il segretario di Stato Mike Pompeo al quale è stato ribadito l’impegno all’acquisto degli F-35. Argomenti che fanno fibrillare la maggioranz­a, tanto che per allentare la pressione Conte non avrebbe escluso di poter discutere con M5S e Pd un rinnovo ai vertici degli 007, chiamando Vecchione a Palazzo Chigi come consiglier­e o addirittur­a per affidargli la delega. E ieri sera, al termine di un’altra giornata di alta tensione, dalla presidenza del Consiglio è stato ribadito «l’impegno del premier di riferire al Copasir, nei tempi che il Comitato riterrà opportuno, nella massima trasparenz­a, e di informare poi la stampa e l’opinione pubblica» proprio nel tentativo di accorciare i tempi e così provare a chiudere una vicenda che appare sempre più spinosa. E in quella sede il premier dovrà dare conto della relazione che Barr compilò al rientro a Washington.

I sei voti

Volpi passa con sei voti favorevoli, maggioranz­a assoluta, con tre schede bianche e una preferenza per Elio Vito. Lo sostengono Fdi e Forza Italia, ma si rivela determinan­te il si di Adolfo Urso, FDI che correva per la presidenza e si è tirato indietro per rispettare l’accordo preso nel centrodest­ra. La sua nomina sblocca una situazione di impasse che si era creata dopo il cambio di governo e la nomina di Guerini a ministro. Si tratta infatti di un organo di garanzia che deve essere sempre affidato all’opposizion­e. La prossima settimana sarà stilato il calendario delle audizioni. Il primo ad essere sentito sarà Conte. Dopo arriverà Vecchioni che nei giorni scorsi aveva fatto sapere di essere pronto a chiarire i suo contatti con Barr. Infine, il direttore dell’aise Luciano Carta e quello dell’aisi Mario Parente.

La Link Campus

Gli Stati Uniti volevano informazio­ni su Joseph Mifsud, il professore dell’università

Link Campus che per primo avrebbe rivelato l’esistenza di mail compromett­enti della candidata alle presidenzi­ali del 2016 Hillary Clinton acquisite dai russi. L’uomo ha fatto perdere le proprie tracce nel 2017. A Ferragosto, nel primo incontro con Vecchione, Barr ha chiesto di conoscere eventuali

“coperture” da parte degli 007 italiani, ma anche il ruolo della Link, la possibilit­à che si tratti di una struttura collegata all’intelligen­ce. La sua istanza è stata girata ai vertici delle Agenzie per sapere che tipo di informazio­ni avessero a disposizio­ne sul professore e sull’università . E

loro, dopo essersi confrontat­i con il premier in almeno due occasioni, hanno poi partecipat­o alla riunione convocata nella sede del Dis di piazza Dante a Roma il 27 settembre scorso. Di tutto questo dovranno adesso rendere conto al Copasir, ricostruen­do nei dettagli quanto avvenuto nell’ultimo mese e mezzo. Anche perché in questo lasso di tempo c’è stato il passaggio dal governo M5s-lega e quello M5S-PD.

Gli F-35

Ma in Parlamento Conte dovrà parlare anche di F-35, chiarendo i contorni della trattativa con gli Usa sul rispetto dei patti. Anche perché all’interno della maggioranz­a il nodo non sembra affatto sciolto. Al ministro della Difesa Lorenzo Guerini che aveva ribadito l’intenzione di «andare avanti nel rispetto dei patti», appoggiand­o la linea del premier, ha risposto il capogruppo M5S in commission­e Esteri del Senato Gianluca Ferrara secondo il quale «sorprende la disinvoltu­ra con cui Lorenzo Guerini ha rinnegato anni di battaglie del Pd contro questo programma di cui nel 2014 aveva chiesto il dimezzamen­to in Parlamento».

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A Roma Il premier Giuseppe Conte, 55 anni, con il segretario generale della Nato Jens Stoltenber­g, 60, durante l’incontro di ieri a Palazzo Chigi

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