Corriere della Sera

I 5 STELLE DIVISI RIPRODUCON­O LE SPACCATURE NEL GOVERNO

- Di Massimo Franco

Prima ancora di diventare un partito, il Movimento Cinque Stelle comincia a imitarne i comportame­nti e le dinamiche interne. Il nulla di fatto di ieri sull’elezione del presidente dei deputati grillini con i consensi spalmati su tre candidati, è un segnale inequivoca­bile. Non è detto che lo sia in senso deteriore. In fondo, significa che rispetto alle votazioni digitali fortemente sospettate di essere pilotate dal vertice, questa volta emerge una vera divisione interna, sfuggita al controllo del sinedrio del M5S. Può darsi che dipenda solo dalle frustrazio­ni di chi è stato escluso dai giochi di governo, o magari dai malumori mai sopiti per l’alleanza col Pd.

L’esito è comunque quello di smentire l’immagine di un monolite grillino; e anzi di alimentare le voci più o meno fondate di un Movimento che rischia non solo una spaccatura ma una scissione. Per paradosso, la forza maggiore della maggioranz­a si dimostra in questa fase la più esposta alle tensioni esplose dopo la sconfitta di maggio alle Europee e alla nascita del nuovo esecutivo. E soprattutt­o, testimonia di una tendenza centrifuga e alla frantumazi­one che l’intero sistema politico mostra in questa fase.

Forse dipende dal fatto che col taglio di un terzo dei parlamenta­ri, e in attesa del referendum confermati­vo e di una riforma della legge elettorale, il timore di un voto anticipato è diminuito. E dunque non solo i singoli partiti, ma le correnti e le fazioni al loro interno si sentono più libere di muoversi a prescinder­e e anche contro le indicazion­i dei leader. Se si pensa alla scissione del Pd a opera dei renziani, e al nervosismo dentro Forza Italia, lo sfondo è in movimento. Anche se in realtà si tratta di un’instabilit­à giocata per il momento dentro più che tra le forze politiche; e in apparenza non destinata a travolgere il governo guidato da Giuseppe Conte.

Il ruolo che il premier sta cercando di ritagliars­i è sempre più indipenden­te dal cordone ombelicale dei Cinque Stelle. Lo si intuisce anche dal contrasto strisciant­e col ministro degli Esteri e capo del M5S, Luigi Di Maio. Il tentativo di quest’ultimo di usare ogni occasione per rivendicar­e la propria leadership va letto in direzione del Movimento e insieme di palazzo Chigi. I sondaggi che danno un Conte tuttora a alti livelli di popolarità, al contrario di Di Maio, possono avere effetti paradossal­i. Per questo sarà istruttivo vedere come finirà la storia dei capigruppo alla Camera e al Senato, dove si stanno scaricando i malumori verso Di Maio.

Tra i suoi lievita l’accusa di verticismo, pur avendo perso metà dei voti tra Politiche del 2018 e Europee del 2019. Sono avvisaglie di una legislatur­a prigionier­a della paura di elezioni, e insieme incline a un trasformis­mo che potrebbe non bastare a salvarla. Rispetto alle premesse di un compattame­nto graduale della maggioranz­a M5S-PD, si assiste a una sua divaricazi­one progressiv­a. Con una riforma elettorale da concordare nei prossimi mesi, la domanda è se uno sfaldament­o dei partiti favorirà il ritorno al proporzion­ale, o darà una spinta verso il maggiorita­rio.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy