Roma, nessuna attenuante ai due condannati. Il nuotatore: sogno di camminare ancora
Sedici anni di carcere e 300mila euro di provvisionale a Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano: l’aggressione a Manuel Bortuzzo, il nuotatore centrato da uno sparo il 2 febbraio scorso per strada, era tentato omicidio con premeditazione. In primo grado cadono le aggravanti dei futili motivi ma l’impianto accusatorio messo in piedi dalla Procura trova il suo riscontro nella sentenza della gup Daniela Caramico D’auria che non riconosce attenuanti generiche ai due imputati, l’uno e l’altro con una serie di precedenti. Bortuzzo, 19 anni, promessa del nuoto che puntava alle Olimpiadi, rimasto paralizzato per una lesione al midollo spinale, guarda avanti: «Nessuna sentenza mi farà tornare come prima — ha commentato — sogno di tornare a camminare».
Il processo ruotava attorno alla questione della premeditazione: per la pm Elena Neri che aveva coordinato l’inchiesta i due volevano uccidere e solo per un soffio non avevano colpito anche Martina, la ragazza che quella sera era in compagnia di Manuel. Al contrario per la difesa, gli avvocati Alessandro De Federicis e Giulia Cassaro, l’obiettivo di Marinelli e Bazzano era solo affermare la propria supremazia contro una banda rivale, titolare dello spaccio in zona, ma dalla traiettoria era evidente che non c’era intenzione omicida.
Tutto era partito da una rissa esplosa all’ «O’connell pub» all’axa un quartiere della Roma sud dove era in corso una riunione tra bande rivali per spartirsi le piazze di spaccio. Il vertice era degenerato in lite e la lite in tafferuglio. Tra gli avversari di Marinelli e Bazzano anche membri del clan camorristico Iovine (legato ai casalesi).
Usciti umiliati da quell’incontro, Marinelli e Bazzano recuperarono una calibro 38 e tornarono per vendicarsi.
È questo il movente dietro gli spari esplosi contro Bortuzzo, forse simile per corporatura a un avversario. Il nuotatore, fermo davanti a una tabaccheria a pochi metri dal pub, fu scambiato per uno dei