Mediobanca, la spinta di Del Vecchio
«Non deve basare i suoi ricavi solo su Generali e Compass, diventi leader in Europa»
Tre settimane dopo l’ingresso a sorpresa nel capitale di Mediobanca, di cui è diventato il terzo socio con il 6,94%, e un mese dalla presentazione del piano industriale da parte del ceo Alberto Nagel, ieri Leonardo Del Vecchio ha fatto sapere come la pensa: «Mi aspetto un nuovo piano che non basi i risultati solo su Generali e Compass, ma progetti un futuro da banca di investimenti», ha dichiarato il numero uno di Luxottica ieri all’agenzia Radiocor, «una banca capace di giocare un ruolo da leader in Italia e in Europa e che possa così dare soddisfazione a tutti gli azionisti, Delfin inclusa».
Del Vecchio entra dunque nel merito della gestione, e le sue parole suonano come una critica non troppo velata alla gestione Nagel , con il quale si è consumata l’anno scorso una rottura circa la sistemazione dell’istituto oncologico europeo (Ieo) di Milano. E questo, nonostante i buoni risultati della banca — 823 milioni nel 2018-2019 — sottolineati in questi giorni da commenti degli analisti che ne hanno lodato l’equilibrio nelle fonti di ricavo e negli utili, oltre che il capitale solido e l’assenza di crediti deteriorati.
Di certo il patron di Luxottica — della cui fusione con la francese Essilor Mediobanca è stata advisor — ha messo le mani avanti rispetto ai prossimi appuntamenti della banca: il 24 ottobre Nagel presenta i conti del primo trimestre 2019-2020; il 28 si terrà l’assemblea sul bilancio e il 12 novembre il piano industriale, che — secondo indiscrezioni — potrebbe non prevedere più la riduzione dell’attuale quota del 13% in Generali.
Proprio la risistemazione di Generali — di cui Del Vecchio è socio con il 5% — potrebbe essere uno degli obiettivi di Delfin, anche se fonti vicine alla società «smentiscono che Delfin abbia allo studio un’ipotesi di scissione di Generali da Mediobanca» per distribuire le azioni ai soci di Piazzetta Cuccia, che pure è circolata nei giorni scorsi.
Dal punto di vista industriale, Mediobanca negli ultimi anni ha diversificato gli utili: 71,2 milioni arrivano dal wealth management (compresa Chebanca!), 336,4 da Compass, 265,8 dal corporate & investment banking (che dovrebbe crescere grazie alla recente acquisizione della francese Messier Maris), 314,2 da Generali, e ha costi di holding per 167,5 milioni. Il peso di Generali e Compass è pari a due terzi degli utili totali. Si spiegano forse meglio così le prime parole di Del Vecchio: «Saremo un azionista di lungo periodo e daremo il nostro sostegno per accelerare la creazione di valore a vantaggio di tutti gli stakeholder». Bisognerà vedere se il Del Vecchio «attivista» troverà altri soci — il 73% è del mercato, il 20% è nel patto di consultazione, Unicredit in testa — che si schierino dalla sua parte.