Messina: la banca del Mezzogiorno siamo già noi. Provenzano: scelta che dà coraggio
MOLA DI BARI «La Banca del Mezzogiorno si chiama Intesa Sanpaolo: a marzo 2019 raccoglievamo nel Sud circa 42 miliardi di euro e impiegavamo 51 miliardi. Con una quota di mercato nelle Regioni meridionali del 20%, superiore a quella che abbiamo nell’intero Paese, pari al 17%, sfatando così il falso mito delle banche italiane raccolgono risparmio al Sud e lo impiegano al Nord». Carlo Messina, consigliere delegato e ceo di Intesa Sanpaolo, fa il punto sul ruolo del gruppo nel Mezzogiorno a Mola di Bari, nell’headquarters della Sitael di Vito Pertosa, in occasione del convegno «La finanza con l’innovazione» a cui hanno preso parte, in videoconferenza, i ministri Giuseppe Provenzano, per il Sud, e Paola Pisano, all’innovazione tecnologica. Oltre ai rettori del Politecnico di Milano e di quello di Bari, Ferruccio Resta e Francesco Cupertino, entrambi convinti «che l’innovazione vada fatta ovunque, da Trento a Bari».
Durante il dibattito si è analizzato il caso concreto di Matipay, startup fintech fondata da Matteo Pertosa, nella quale il gruppo Intesa Sanpaolo ha investito 7 milioni di euro perché ritenuta «un partner dalle grandi potenzialità in ambito fintech che potrà contribuire ad accelerare la leadership nei sistemi di pagamento digitali del gruppo», ha spiegato Messina. Che, intervistato dal vicedirettore del Corriere della Sera Daniele Manca, ha fatto il punto sugli impegni del gruppo per il Mezzogiorno, sintetizzabili in 4 punti: risorse per gli investimenti, un hub per l’innovazione a Bari dopo quello di Torino, una divisione di Nevafinventures che si occupi del Sud e accordi con le Università per la formazione dei giovani. Il motivo? «Se il Sud non accelera in termini di investimenti e innovazione — secondo Messina — il problema è non solo dell’italia ma dell’europa».
Per il ceo di Intesa Sanpaolo, infatti, «il più grande spread che ha l’italia nei confronti dell’europa non è finanziario, ma negli investimenti: 140 miliardi in meno in 10 anni, con gli altri che sono cresciuti di 70 e noi diminuiti di 70, di cui 23 al Sud. Per questo mettiamo a disposizione per la crescita del Sud 30 miliardi a medio e lungo termine di qui a fine 2021, molto più di quanto si è perso negli ultimi 10 anni». miliardi il volume degli impieghi realizzati al Sud dal gruppo Intesa Sanpaolo, che ha appena incorporato il Banco di Napoli
Anche il ministro Provenzano riconosce il ruolo di Intesa Sanpaolo nel Mezzogiorno, commentando l’investimento in Matipay: «Il più grande gruppo bancario italiano fa un investimento innovativo e lo fa al Sud, investendo e dando coraggio. Per questo dico che da Mola di Bari, dal gruppo Angel (oltre mille dipendenti in 34 sedi nel mondo, a capo di società come Mermec, Blackshape, Sitael, ndr) oggi partono due messaggi all’italia: il coraggio di crescere, di puntare ai mercati internazionali, con i giusti passaggi generazionali; e il diritto a restare, o a ritornare al Sud, perché anche a Monopoli, a Bari o a Mola di Bari si possono fare satelliti, Internet delle cose, finanza».
Il segreto di Angel è svelato dal fondatore Pertosa: «Siamo al Sud, ma siamo un’impresa globale che va da Tokyo agli Stati Uniti, dalla Francia al Politecnico di Milano». Pertosa ha anche una ricetta per far tornare a crescere il Paese: «Da imprenditore libero posso dire cosa farei: una patrimoniale, perché fa diminuire il debito e perché, come diceva mio padre, “sacrifici vuole la Patria”; e doppio turno elettorale, perché per portare avanti le riforme occorre vuole un orizzonte temporale governativo importante». Sulla riduzione del debito pubblico concorda anche Messina, sulla patrimoniale no, proponendo una ricetta alternativa: «Se si sono tagliati di un terzo i parlamentari, si può ridurre di un terzo anche l’ammontare delle partecipazioni negli immobili pubblici».