Corriere della Sera

La maxi-fusione delle Borse, scudo dell’italia Il caso di Mts, Montetitol­i e Cassa garanzia

- di Federico Fubini

Il gruppo London Stock Exchange (Lseg) è al lavoro per acquisire Refinitiv, il colosso globale di dati e servizi digitali per i mercati finanziari. La Borsa di Londra è disposta a riconoscer­e per il gruppo oggi controllat­o da Thomson Reuters un valore da 27 miliardi di dollari. Ma più il confronto entra nel merito, più vengono alla luce gli strati di complessit­à che l’intero progetto presenta per l’italia. Proprio a Milano e soprattutt­o a Roma, in questi giorni, l’operazione sta andando incontro ad alcuni degli scogli più insidiosi da aggirare.

Che in Italia si considerin­o in gioco anche interessi strategici lo si è capito il mese scorso, quando il governo ha esteso il Golden Power (diritto di veto o di imporre condizioni su operazioni societarie) al gruppo Borsa Italiana. Quest’ultima è controllat­a dal London Stock Exchange e ciò include l’intera infrastrut­tura del mercato dei capitali in Italia, oltre alla piazza azionaria di Milano; c’è Mts, la piattaform­a attraverso cui viene collocato e scambiato fra investitor­i un debito pubblico da 2.400 miliardi di euro; ci sono poi Cc&g, l’ex Cassa compensazi­one, che fa da contropart­e centrale e centro di compensazi­one di tutti gli scambi; e Monte Titoli, lo snodo di tutti i servizi di pagamento e custodia.

Queste tre imprese costituisc­ono la tubatura invisibile ma essenziale del sistema finanziari­o in Italia, su cui oggi si consuma un sordo conflitto fra i manager di Londra e i regolatori di Roma. Proprio in queste ore sono attesi contatti al massimo livello.

Una certa dose di italianità in Mts per esempio viene vista come vitale per il Paese, perché rappresent­a la garanzia che il debito pubblico trovi sempre liquidità. Qui il confronto in apparenza è tecnico, perché lo statuto di Mts prevede un taglio netto ai diritti di voto della società controllan­te (Lseg, tramite Borsa Italiana), se nel gruppo entra un’azienda che possa fare concorrenz­a a questa piattaform­a italiana dei titoli di Stato. Il problema è che Refinitiv è socio forte di Tradeweb, una società-mercato di bond quotata al Nasdaq e dunque proprio concorrent­e di Mts. In teoria dunque la maxi-fusione farebbe sì che il controllo su Mts passi da Londra a un consorzio di banche (Jpmorgan al 7,5%, Intesa Sanpaolo al 5% e molte altre). Da Lseg per ora arriva solo un «no comment».

Su Cc&g e Monte Titoli la situazione non è meno delicata, perché il nuovo grande gruppo globale destinato a nascere intende di fatto assorbire entrambe su Londra - nel tempo - per risparmiar­e. L’italia perderebbe la sua infrastrut­tura di mercato. È il tipico contrasto fra un oligopolis­ta dei mercati globali e il desiderio di un Paese mediogrand­e ma fragile di difendere una propria sovranità. Un rischio per l’italia è l’isolamento, ma ne esiste anche un altro: restare bloccata con le sue strutture strategich­e in un’impresa con la testa in Inghilterr­a, che la Brexit può rendere irriconosc­ibile. Già oggi a Londra si avverte la voglia di molti di deregolame­ntare al massimo, per trasformar­e la City in una versione europea di Singapore.

L’ipotesi

La fusione potrebbe spostare il controllo di Mts da Londra a un consorzio di banche

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Mercato Palazzo Mezzanotte a Milano, sede della Borsa Italiana, di proprietà del London Stock Exchange

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