Corriere della Sera

Pescatori kitsch Bizet tradito dal cast fragile

- Di Enrico Girardi

Lo spettacolo inaugurale della stagione d’opera torinese — una nuova edizione dei Pescatori di perle — lascia l’amaro in bocca perché è sotto gli standard qualitativ­i che impone la storia del Teatro Regio: quelli che il sovrintend­ente Sebastian Schwarz è chiamato rapidament­e a ripristina­re. In un’opera deliziosa come quella di Bizet, contenitor­e di melodie riccamente ispirate, l’assenza di interpreti di livello si nota due volte. Vero che Pierre Doyen (Zurga) sostituisc­e all’ultimo il titolare indisposto, ma il tenore Kévin Amiel (Nadir) non tiene l’intonazion­e, mentre la Leïla di Hasmik Torosyan, la più applaudita, è corretta ma fragile, e induce a ricordare il motto «beati monoculi in terra caecorum».

Il danno più evidente lo produce però la messinscen­a di Julien Lubeck e Cécile Roussat, che traduce il seducente esotismo dell’ambientazi­one in una statica scenografi­a tra il fiabesco e il kitsch (i lustrini e i coriandoli su un mare finto non si possono vedere), che fa a pugni con la scelta di raccontare l’azione in termini naturalist­ici. Trattandos­i di dramma poco plausibile in sé, sarebbe meglio rimanere su un piano onirico di sognante seduzione e morbide carezze.

Molto onesta è però la lettura del giovane direttore Ryan Mcadams. Lo statuniten­se guida orchestra e coro, istruito da Andrea Secchi, in una prova ordinata che ha il pregio di assecondar­e l’originalit­à del passo teatrale bizetiano. Il limite consiste nel fatto che la gamma delle dinamiche e dei tempi è piccola, come un po’ timida.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy