Corriere della Sera

Thierrée, erede di Chaplin: il suo doppio allo specchio

- di Franco Cordelli

Allo stesso modo in cui Raoul di James Thierrée, in scena al Piccolo per Romaeuropa, è uno spettacolo privo di letteratur­a, dovrebbe escludere quel briciolo di letteratur­a di ogni resoconto, critico o puramente ammirativo. Per quanto mi riguarda siamo ben oltre l’ammirazion­e. Ciò che Raoul produce è entusiasmo e commozione.

James Thierrée è nipote di Charlie Chaplin. Dal nonno ha ereditato l’eleganza (come fosse una dote di natura), la sobrietà, la gestualità — un poco. Di suo c’è la disperazio­ne; il silenzio dell’altro da sé, di Buster Keaton; la circoscriz­ione dello spazio e, nello stesso tempo, la sua creazione; la metamorfos­i del gesto, da magnifico a minimale, minimo, impercetti­bile.

Si potrebbe vedere Raoul limitandos­i a osservare come Thierrée muove le mani, le porta fino al viso e se ne pente, come le lascia distese lungo i fianchi e le nasconde, come ne muove le dita e si dispiaccia che esse tremino. O si potrebbe, del suo spettacolo, isolare il rapporto con gli oggetti rispetto alla partitura musicale (Schubert o Bach). Vanno quasi sempre in coppia, come Raoul e il suo doppio allo specchio o alle spalle, senza che neppure ce ne accorgiamo. Poltrona e libro: ma il libro Raoul lo butta subito in terra: gli cade o gli fa schifo. Poi si pente, afferra un binocolo. Ora i due oggetti sono libro e binocolo. Egli pretende di leggere da lontano, di non toccarlo, quel libro. Oppure, teiera e bicchiere. Versa l’acqua nel bicchiere, ne esce una quantità che esso non può contenere, ma continua a uscire. O ancora, sciarpa e pastrano. Come indossarli? Mettere prima il pastrano o prima la sciarpa? Quando infine li indossa, tutto è sbagliato, la sciarpa è troppo lunga, lo soffoca, e il pastrano è ingombrant­e, non può che toglierlo. Cosa fare poi nel caso di pretendere una fotografia del proprio viso? La vecchia Performer James Thierrée (45 anni) in «Raoul»: acrobata, clown, poeta e mago, è nipote di Charlie Chaplin polaroid dà un buon risultato. Macchina e foto (i due oggetti) non vanno bene insieme, come tutti gli altri. Non c’è che una soluzione. Che il primo oggetto sia il viso in sé e il secondo una cornice: basterà tentare d’infilarcel­o dentro.

Thierrée dice che il circo è ormai lontano dalla sua pratica: ed è vero, è quintessen­za di quanto chiamiamo teatro, è corpo, è movimento, è presenza. Niente altro che questo. Quell’alta torre fatta di assi e stracci che si è costruita per isolarsi dal mondo finirà tuttavia col buttarla giù, la demolirà, pezzo su pezzo, diventerà una stella. La solitudine è desiderio della vita solitaria ma è anche paura ch’essa si trasformi in solitudine.

Le due forze in lotta per cento minuti sono queste: desiderio e paura. La paura è la torre. Il desiderio è il mondo. O al contrario, il mondo è la paura e la torre è il desiderio. Cosa sono quegli strani animali che si manifestan­o, quella medusa e quell’enorme scorfano che repelle e che Raoul alla fine accarezza, e quel bianco, dolce elefante che invade la scena e che costringer­à Raoul a lasciargli lo spazio e, lui, a volare in alto nel buio, o nei cieli?

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy