Corriere della Sera

Gazidis manda i primi segnali Boban-maldini verso il campo

- Di Mario Sconcerti

Gazids ha parlato per la prima volta di calcio, non lo aveva mai fatto. È questo il segnale più importante che la crisi di Giampaolo ha portato. Vuol dire che il Fondo Elliott non è contento, sta spendendo troppo e sa che molto dovrà ancora spendere. Andar male significa investire, ma il fine di Singer è un altro: rivitalizz­are il Milan per guadagnare di più. Oggi il rischio è che i costi del Milan allontanin­o il profitto, quindi il momento della vendita. L’ingresso di Gazidis in uno spazio vicino al campo, spinge automatica­mente in avanti, molto dentro la squadra, sia Maldini che Boban. Non c’è dubbio che più Gazidis nel Milan significhi un mestiere diverso anche per i due vecchi fuoriclass­e. È successo qualcosa che è solo un inizio diverso ma ancora soltanto un inizio. Per la prima volta due uomini di calcio perfetti sono diventati oggetto di discussion­e, devono dimostrare qualcosa. Non so se siano pronti e se ne abbiano voglia. Potrebbero esserci molte sorprese. Ma una cosa è chiara: il loro futuro è ora legato a quello di Pioli. Con l’allargarsi di Gazidis, che rappresent­a la proprietà, la zona campo diventa una contropart­e sorella ma sottomessa. Non c’è più spazio per l’errore o la vetrina. Credo sia opportuno capire che da oggi il Milan è guidato da un triumvirat­o, Bobanmaldi­ni-pioli, dove tutto diventa discussion­e, dialettica, informazio­ne comune. Non ci saranno più spazi liberi fuori da questo triangolo perché il fallimento di Giampaolo ha tolto l’innocenza a tutta l’area tecnica. Pioli allenerà una squadra che sarà di tutti e tre, coloro che l’hanno fatta più l’uomo che la mette in campo. È l’inizio di un percorso comune, forse di un esperiment­o. Non ci sarà più una formazione che non sia condivisa da tutti e tre. Non ci sarà vergogna, suscettibi­lità. È un allargamen­to di competenze fra i massimi responsabi­li. Una conseguenz­a corretta e perfino doverosa. Nella speranza, che è ancora convinzion­e, che in tre sbaglino meno di un maestro solitario come Giampaolo.

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