Caso Ucraina, arrestati due soci di Giuliani
WASHINGTON Le trame e le relazioni di Rudy Giuliani restano al centro del dossier Ucraina-biden. Ieri si è saputo che due partner d’affari dell’ex sindaco di New York sono stati arrestati all’aeroporto internazionale di Washington, mentre stavano per imbarcarsi su un volo per Vienna. Si chiamano Igor Fruman e Lev Parnas, sono due imprenditori di origine ucraina e bielorussa. L’fbi li accusa di aver violato le leggi elettorali, prestandosi a versare denaro a candidati repubblicani per conto di non meglio precisate «entità straniere».
In particolare, nel 2018, Fruman e Parnas hanno donato 325 mila dollari a un Super Pac (Political action committee) collegato a Donald Trump, «America First Action». Ma i due avrebbero anche aiutato Giuliani a cercare informazioni compromettenti su Hunter Biden, consigliere d’amministrazione della Burmisa, un’azienda ucraina nel settore dell’energia, e soprattutto figlio dell’ex vice presidente Joe Biden. Per questo motivo Adam Schiff, presidente della Commissione Intelligence della Camera li ha convocati come testimoni. Nel frattempo, però, Fruman e Parnas dovranno presentarsi davanti a una Corte della Virginia per rispondere delle accuse penali. Nuovi sviluppi anche a Kiev. Il neo presidente Volodymyr Zelensky «non è sicuro» di voler inviare il suo consigliere Andriy Yermak negli Stati Uniti per collaborare con l’inchiesta del Congresso Usa. Il 2 agosto scorso Yermak incontrò Giuliani a Madrid, dopo che il 25 luglio Trump aveva chiesto a Zelensky di riaprire l’indagine per corruzione su Hunter Biden. Il leader ucraino, dunque, sembra disponibile ad assecondare nei fatti la linea difensiva della Casa Bianca. Sempre ieri ha dichiarato che «non ci fu alcun ricatto» nella conversazione con Trump e che verranno condotti «con grande piacere» accertamenti sulle interferenze nelle elezioni americane del 2016. Secondo una teoria cospirativa, respinta dall’intelligence statunitense, le manovre di disturbo sarebbero partite da Kiev e non da Mosca.