Il caso Giani in Vaticano
L’inchiesta sugli investimenti milionari. La soffiata e la decisione di Francesco
La procedura è avviata, ROMA entro qualche settimana il capo della gendarmeria vaticana Domenico Giani potrebbe essere sostituito. È l’epilogo clamoroso dell’indagine avviata sulle operazioni finanziarie da milioni di euro effettuate da alcuni uffici della segreteria di Stato. Ma è soprattutto l’ultimo atto di una guerra interna che va avanti da mesi e avrebbe convinto lo stesso papa Francesco sull’opportunità di un cambio ai vertici della struttura che si occupa di tutte le inchieste avviate dentro le mura. Ieri alcune indiscrezioni parlavano addirittura di dimissioni, in realtà si sta cercando una via d’uscita concordata con Giani che sarebbe destinato ad un altro incarico all’esterno della Santa Sede, forse in un organismo internazionale.
Le foto e i divieti
Si torna dunque al 1° ottobre scorso quando la sala stampa vaticana dirama la notizia sugli accertamenti svolti su investimenti finanziari e immobiliari: «Questa mattina sono state eseguite, presso alcuni Monsignor Mauro Carlino continuerà a risiedere presso la Domus Sanctae Marthae».
L’incontro con il Papa
La «soffiata» viene ritenuta gravissima, in Vaticano raccontano che lo stesso pontefice abbia voluto incontrare Giani per manifestargli il proprio disappunto.
Anche perché in quelle immagini i cinque sembrano ricercati.
Nessuno crede che sia stato il comandante a far uscire il documento riservato, ma gli viene comunque contestata una omessa vigilanza di cui dovrà rendere conto proprio al governatorato. Entro qualche giorno dovrà depositare una relazione per ricostruire l’accaduto e il suo avvicendamento viene dato per scontato e imminente.
In queste ore chi è riuscito a parlare con il Comandante lo descrive «provato e amareggiato», pur confermando come queste voci sulla sua sostituzione siano cominciate già da mesi. Ma si siano via via fatte più insistenti anche tenendo conto dei rapporti non proprio idilliaci con il suo vice, Gianluca Gauzzi Broccoletti, nominato da papa Francesco nel dicembre scorso. Giani — nominato capo della gendarmeria nel 2006 — ha gestito tutti i casi delicati, da Emanuela Orlandi ai «corvi», dai casi di pedofilia a Vatileaks. E per questo si sta cercando una via d’uscita che non appaia come un licenziamento.