«Casaleggio ruppe con l’idv E così cambiò il Movimento»
Giovanni Favia, lei è stato uno dei primi consiglieri comunali del M5S, e anche uno dei primi espulsi per averne criticato le dinamiche interne. Dieci anni fa era in prima fila al teatro Smeraldo di Milano, chi c’era con lei quella sera?
«Ero seduto vicino a Sonia Alfano, poi c’erano Massimi Fini, Maurizio Pallante, don Paolo Farinella, quelli che allora erano un po’ gli ideologi e scrivevano sul blog. C’era anche Adriano Celentano, seduto in fondo alla sala. Grillo lo citò dal palco e l’applauso più lungo fu per lui. Allora eravamo politicamente degli appestati, ma lui era venuto lo stesso».
Poi Beppe Grillo la chiamò sul palco: «È da ragazzi come lui che partirà la rivoluzione!». E Gianroberto Casaleggio, invece, cosa le disse?
«Mi prese da parte e mi fece capire che avrebbe voluto che mi candidassi alle Regionali in Emiliaromagna».
Che poi era la richiesta che avanzavate allora voi attivisti: le liste civiche nate sull’onda del V-day non vi bastavano più.
«Quel passaggio fu sancito quella sera, ci trasformammo in un movimento nazionale. Eravamo contenti, lo chiedevamo inascoltati da tempo. Quello che non capii allora è che stavo partecipando a un congresso politico senza congresso, dove tutto era già deciso».
Si spieghi meglio.
«Diversi esponenti dell’italia dei valori mi raccontarono più tardi che in quei giorni Casaleggio aveva rotto con l’idv. Fino ad allora le liste si erano presentate a livello locale, dove non davano fastidio all’idv e potevano anzi rafforzare Di Pietro alle elezioni (dal palco dello Smeraldo Grillo definì l’ex pm «un monumento», ndr). Una volta che si ruppe quel rapporto anche Grillo, che fino ad allora diceva che non avremmo mai dovuto partecipare a elezioni, cambiò idea».
Oggi il M5S spegne 10 candeline, lei intanto è diventato un oste di Bologna. Rimpianti?
«Assolutamente no. Eravamo un movimento aperto, fatto di belle persone, un’élite d’avanguardia. Oggi il M5S è un simulacro di ciò che era».