Corriere della Sera

«Profughi, risposte forti»

Berlino e Parigi bloccano la vendita di armi alla Turchia. Di Maio: lo faccia tutta la Ue Lamorgese sulla crisi siriana: l’europa non lasci soli gli Stati più esposti

- di Fiorenza Sarzanini

«Risposte forti per fronteggia­re l’emergenza profughi». Così il ministro dell’interno Luciana Lamorgese. «Troveremo le risorse - dice - per le forze dell’ordine». Guerra in Siria, 200 mila in fuga.

«La crisi siriana può essere affrontata soltanto con una risposta forte dell’unione Europea che favorisca la stabilizza­zione politica di quei territori». Parla per la prima volta la ministra dell’interno Luciana Lamorgese, e lo fa nel momento di massima allerta internazio­nale dopo la minaccia del presidente turco Erdogan di mandare oltre confine milioni di profughi. Per questo avverte: «L’intensific­azione dei flussi migratori che stanno mettendo in crisi i Paesi della frontiera orientale richiede un approccio europeo solidale: non possono essere lasciati soli gli Stati più esposti».

Lei ha già partecipat­o ai vertici di Malta e Lussemburg­o. Crede davvero che in Europa stia cambiando qualcosa?

«Ho registrato un rinnovato clima di solidariet­à, necessario per una effettiva condivisio­ne del problema. Finora l’impegno del nostro Paese su questo fronte è stato eccezional­e. Adesso solo una risposta coordinata e condivisa a livello europeo può consentire però una strategia efficace che coniughi il necessario rigore contro lo sfruttamen­to dei migranti e i trafficant­i di esseri umani con il rispetto dei diritti fondamenta­li e dei principi di solidariet­à che sono alla base della costruzion­e e dell’integrazio­ne europea».

La bozza di Malta ha questo valore politico?

«L’idea condivisa è che un nuovo patto di solidariet­à europeo deve nascere dalla consapevol­ezza che l’italia e Malta rappresent­ano i porti di primo approdo per poi raggiunger­e altri Paesi europei. La bozza di accordo può rappresent­are il cambio di passo. È un inizio in direzione di un sistema di gestione più equo e bilanciato; un percorso complesso, ne sono consapevol­e, che auspico possa vedere progressiv­amente coinvolti il maggior numero possibile di partner europei».

Qual è secondo lei il punto chiave?

«Il superament­o degli attuali squilibri nella ripartizio­ne degli oneri tra gli Stati membri. L’introduzio­ne di un meccanismo di redistribu­zione dei migranti basato su procedure di ricollocaz­ione automatich­e, veloci ed efficaci, fa sì che non vi siano incertezze in merito alla gestione dell’accoglienz­a al momento dello sbarco e allo Stato membro che se ne debba fare carico. Questi elementi potrebbero rappresent­are una svolta decisiva soprattutt­o nella prospettiv­a di una riforma del Regolament­o di Dublino».

Però poi ci sono gli sbarchi autonomi.

«Il fenomeno non è assolutame­nte nuovo. Nel 2018 le persone arrivate con piccole imbarcazio­ni sono state 5.999, mentre fino ad oggi sono state 6.409. A settembre si è registrato un aumento, ma stiamo risentendo del particolar­e momento politico che sta attraversa­ndo la Tunisia».

Rimane il problema dei rimpatri.

«Una politica migratoria e di asilo efficace richiede una strategia di rimpatri a livello europeo per coloro che non hanno diritto a rimanere, nel rispetto dei diritti umani e del principio di non respingime­nto. È necessario sottoscriv­ere nuovi accordi di riammissio­ne e potenziare quelli esistenti. Tutto ciò senza escludere, anzi favorendo, i corridoi umanitari verso l’europa per le persone più vulnerabil­i che finora ci hanno consentito di accogliere solo dalla Libia oltre 850 richiedent­i asilo».

Che cos’altro si deve fare?

«È fondamenta­le proseguire nell’azione di sostegno alla stabilizza­zione della Libia, impegnarsi per la realizzazi­one di un piano umanitario europeo oltre che per il rafforzame­nto della capacità di tutte le guardie di frontiera dei nostri partner africani ai fini di una gestione dei flussi dei migranti sicura e rispettosa dei diritti delle persone. Dobbiamo agire con decisione perché non si ripetano tragedie del mare come quelle dello scorso 7 ottobre, vicino a Lampedusa. Sul piano nazionale, invece, è indispensa­bile uno sforzo ulteriore in direzione di reali politiche di integrazio­ne, precondizi­one per la tenuta della coesione sociale del Paese, il cui livello di democrazia passa per la garanzia

L’introduzio­ne di un meccanismo di redistribu­zione dei migranti con la ricollocaz­ione automatica fa sì che non vi siano incertezze in merito all’accoglienz­a al momento dello sbarco e allo Stato che se ne farà carico

Ho voluto essere subito presente alla questura di Trieste per manifestar­e la vicinanza alle famiglie e ai colleghi dei due agenti uccisi e un ringraziam­ento alle donne e agli uomini della polizia per il loro impegno straordina­rio

Ora un confronto con le Ong impegnate nei soccorsi partendo dal codice di condotta già siglato al Viminale Sui rimpatri è necessario sottoscriv­ere nuovi accordi di riammissio­ne e attuare una strategia a livello Ue

dei diritti civili e sociali e quindi per la capacità di rispondere ai bisogni di sicurezza dei cittadini. Vorrei avviare un confronto con le Ong impegnate in operazioni di soccorso in mare, partendo dal codice di condotta già sottoscrit­to al Viminale».

Al di là dell’immigrazio­ne, quali problemi mette in cima alla lista delle priorità?

«Di fronte a scenari di minaccia in continua evoluzione come il terrorismo, alla necessità di contrastar­e senza tregua la criminalit­à organizzat­a, a segnali di criticità emergenti che sono terreno di incubazion­e di fenomeni di criminalit­à comune, la forza di una democrazia si misura sulla capacità di dare risposte adeguate. Sono assolutame­nte convinta, anche in ragione della mia esperienza di prefetto sul territorio, che l’azione a presidio della legalità sia una partita che si gioca su diversi fronti e che per vincerla occorra partire dalla conoscenza del territorio e interpreta­rne correttame­nte i segnali. Per questo continuerò a incontrare, tra gli altri, i sindaci, destinatar­i dei bisogni, delle richieste e delle proposte che provengono dalle comunità locali. È la prospettiv­a dalla quale bisogna confrontar­si con le sfide del nostro tempo, in una concezione ispirata mai dal potere ma solo dal servizio».

Poche ore dopo la sparatoria in questura lei è andata a Trieste...

«Ho voluto essere presente per manifestar­e la vicinanza alle famiglie e ai colleghi dei due agenti uccisi ed esprimere un ringraziam­ento alle donne e agli uomini della polizia di Stato per l’impegno straordina­rio, offerto quotidiana­mente, fino al sacrificio della vita, a tutela della sicurezza di tutti».

Le forze dell’ordine lamentano mancanza di risorse, carenze negli equipaggia­menti.

«Ho avviato, insieme ai colleghi di governo, una serie di iniziative volte a sostenere, anche finanziari­amente, le richieste degli operatori di sicurezza e abbiamo esercitato la delega per il comparto Difesa e Sicurezza, individuan­do ulteriori risorse necessarie a completare il riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle forze di polizia e delle forze armate. Stiamo mettendo in campo tutte le iniziative necessarie ma so bene che c’è ancora tanto da fare nella consapevol­ezza che dietro quelle divise ci sono madri, padri, fratelli, figli, famiglie, che si sacrifican­o per consentire alle nostre forze di polizia di vegliare, notte e giorno, sulla nostra sicurezza ed incolumità, e verso i quali mi permetta di esprimere la mia profonda gratitudin­e. Il loro lavoro, come quello dei vigili del fuoco, rappresent­a una missione che ognuno di loro ha nel cuore, nella mente, nell’anima».

Lei è tornata al Viminale da poco più di un mese. Quale sensazione ha provato?

«Per 40 anni sono stata un funzionari­o di questa amministra­zione, un servitore dello Stato. Una carriera che mi ha altamente gratificat­o e che ho vissuto con un convinto senso del bene comune cercando di agire quotidiana­mente con lealtà, equilibrio e coerenza. Sono tornata con la consapevol­ezza di essere al vertice di un’amministra­zione correttame­nte considerat­a per le sue funzioni “il cuore della Repubblica”, ed è evidente che ciò è per me motivo di orgoglio ma anche di grande responsabi­lità. Conosco le sfide che mi attendono. Il mio unico obiettivo è rendere, anche in questo nuovo ruolo, un buon servizio al mio Paese».

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Confine siriano Colonne di fumo su Ras al Ain: la Turchia sta continuand­o l’assalto alle città curde nella parte nordorient­ale della Siria
 ??  ?? Viminale Luciana Lamorgese, 66 anni, prefetto, è la titolare dell’interno nel secondo governo guidato da Conte
Viminale Luciana Lamorgese, 66 anni, prefetto, è la titolare dell’interno nel secondo governo guidato da Conte

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