Corriere della Sera

«Alle elezioni un campo largo Dalla sinistra a pezzi di FI»

Bettini: leali con M5S, senza unirsi

- di Maria Teresa Meli

ROMA Goffredo Bettini, lei per primo ha ipotizzato un’alleanza strategica con il M5S, ora lo dice anche Zingaretti.

«Sono d’accordo con Zingaretti. Secondo me non abbiamo altra scelta che cercare un rapporto strategico con i 5 Stelle, candidando­ci a governare l’italia anche per i prossimi anni. Sennò che abbiamo fatto a fare questo governo? Solo per consegnare l’italia a Salvini senza l’aumento dell’iva?».

Un partito con il M5S?

«Non penso a un contenitor­e politico unico, ma a un progressiv­o avviciname­nto, a un confronto leale e sincero, con la voglia reciproca di conoscersi e cambiare».

In che senso cambiare?

«Siamo stati schiacciat­i sull’immagine di una élite arrogante e lontana dalle persone e loro al contrario si sono collocati sul terreno dell’antipoliti­ca. A noi il rapporto con i 5 Stelle servirà a riprendere contatto con una parte di popolo che abbiamo perso, a loro a capire la complessit­à della democrazia rappresent­ativa».

Quindi un’alleanza.

«Non basta il rapporto con i 5 Stelle: occorre un campo più largo con tutta la sinistra, con le forze del cattolices­imo democratic­o e con le forze laiche e liberali. Anche Italia viva può avere un ruolo decisivo. Renzi può essere un alleato importante, se cerca però di conquistar­e voti nuovi; se lo spazio elettorale lo intende conquistar­e attraverso un conflitto con il Pd, sarebbe distruttiv­o e non costruttiv­o. Però guardo anche più in là: guardo con attenzione i movimenti dentro Forza Italia, che ha componenti allergiche a Salvini. Insomma, non dobbiamo precluderc­i nulla».

Tutto ciò per paura di Salvini?

«La Lega non è affatto finita. Le cause che le hanno permesso di crescere non sono state ancora bonificate. Tuttavia Salvini ha messo paura. Non è il fascismo. È il tipico esempio di un populismo che accetta le elezioni ma una volta vinte imprime alla società una svolta autoritari­a e illiberale. Insomma non è Mussolini, è Perón. Ma lui ha sbagliato: quando ha chiesto i pieni poteri è andato fuori misura e ha allarmato gli italiani. C’è, quindi, la possibilit­à di costruire un’alleanza larga per sconfigger­lo. Superando l’autosuffic­ienza di un riformismo tanto astrattame­nte “puro”, quanto incapace di guidare i processi reali».

Il Pd è pronto a questa sfida?

«Nel momento in cui la nostra iniziativa politica va resa più tempestiva, agile e movimentat­a, dobbiamo rifondare le nostre ragioni costituent­i nella nuova situazione che abbiamo dinnanzi. Sapienza tattica e pensiero forte, ecco quello che serve. Vedrei con favore un passaggio congressua­le, ma diverso rispetto al passato. Basato, cioè, su tesi politiche, discusse in modo aperto dai nostri iscritti e nella società italiana».

Un congresso che elegga il segretario?

«Il gruppo dirigente deciderà le forme più adatte. Finora si è mosso molto bene».

Quali sono i problemi del Pd?

«La mia preoccupaz­ione è che noi da troppo tempo non proponiamo agli italiani un modello di società. Sto scrivendo un libro che sarà pronto alla fine del mese. Il titolo che ho pensato è: “I deformati”. Viviamo in una società senza forme e questo produce la solitudine delle persone, che finiscono per girare solo intorno a se stesse, con “l’espulsione dell’altro” e l’affermazio­ne di un narcisismo insopporta­bile. La destra ha

Il popolo

«Grazie ai 5 Stelle possiamo recuperare il rapporto con un popolo ora distante»

La Lega e Salvini «Salvini accetta il voto ma poi imprime svolte autoritari­e. È Perón, non Mussolini»

reagito a questa condizione, ma proponendo delle forme regressive. Tocca a noi elaborarne di alternativ­e. Su questo il nostro silenzio è stato troppo grande».

Quale sistema elettorale può favorire l’alleanza?

«Penso che vada cambiata l’attuale legge. Il Pd è nato in una logica maggiorita­ria. Ma il maggiorita­rio che abbiamo vissuto fino a oggi è distorto. Senza il doppio turno non garantisce la volontà degli elettori e può portare a risultati sorprenden­ti e squilibran­ti. Comunque, se alla fine si arrivasse al proporzion­ale, decisiva rimane una correzione in senso maggiorita­rio con uno sbarrament­o di accesso sufficient­emente alto».

Una differenza sostanzial­e con i 5 Stelle?

«Sulla giustizia, senz’altro. Sono un garantista. Occorre una riforma morale e politica. Non il moltiplica­rsi degli errori giudiziari, il linciaggio mediatico e la carcerazio­ne preventiva. Qualche giorno fa è morto Penati, vittima di una giustizia malata».

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Chi è Goffredo Bettini, 66 anni, ex parlamenta­re ed esponente di punta del Pd

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