Corriere della Sera

«Informator­i» e «traditori» per la Casa Bianca pari sono

- Di Sergio Romano

La persona che denuncia le malefatte della politica è un whistleblo­wer (letteralme­nte quello che soffia nel fischiett0). Così sono chiamate sulla stampa angloameri­cana le due persone (di cui una è un probabile agente della Cia) che hanno divulgato la conversazi­one telefonica del presidente americano con il presidente ucraino. Durante la telefonata Trump chiede a Zelensky di promuovere indagini sui rapporti d’affari in Ucraina del figlio di una persona (Joe Biden) che sarà probabilme­nte il suo avversario nelle prossime elezioni presidenzi­ali. Ma a Trump la parola whistleblo­wer non piace. Per descrivere quelli che hanno diffuso la trascrizio­ne della sua telefonata preferisce «spia» o addirittur­a «traditore», vale a dire una persona che dovrebbe essere processata e condannata. Quando, in un’altra circostanz­a, ha dovuto specificar­e che cosa intendesse per tradimento, ha evocato il caso di Julius e Ethel Rosenberg.

Non poteva fare un esempio peggiore. I coniugi Rosenberg erano due comunisti americani, nati rispettiva­mente nel 1918 e nel 1915. Si erano conosciuti quando militavano entrambi in una associazio­ne comunista e avevano approfitta­to di un parente impiegato a Los Alamos (il fratello di Ethel) per consegnare documenti sulla costruzion­e della bomba atomica a un agente sovietico. Arrestati e processati furono condannati a morte e «giustiziat­i» sulla sedia elettrica il 19 giugno 1953. La sentenza sembrò eccessiva a una grande parte della opinione pubblica mondiale e provocò, insieme a un intervento papale, richieste di grazia firmate da numerosi intellettu­ali europei. Ma erano gli anni in cui un senatore americano, Joseph Mccarthy, ferocement­e anticomuni­sta, era divenuto straordina­riamente popolare. Studiavo allora negli Stati Uniti e ricordo che l’isteria antisoviet­ica aveva contagiato anche persone di buon senso.

Il caso vuole che il ricordo dei Rosenberg in un mondo che li aveva ormai dimenticat­i coincida con la proiezione di un film inglese

Punti di vista

Al leader Usa la parola «whistleblo­wer» non piace E chiama «spia» chi ha diffuso la sua telefonata

diretto da Trevor Nunn («Red Joan», Giovanna la Rossa) in cui si racconta la storia di una scienziata britannica che, dopo molte esitazioni, decide di trasmetter­e ai sovietici informazio­ni importanti sulle ricerche nucleari dell’istituto in cui lavora. Quando l’intelligen­ce del Regno Unito riesce finalmente a scoprire la sua doppia vita e un inquirente le chiede perché sia divenuta una spia, Joan risponde sempliceme­nte: «Hiroshima». Non a torto. La bomba atomica fu usata contro un Paese ormai sconfitto. Ma non è mai stata usata negli anni in cui ciascuno dei due potenziali nemici sapeva che se avesse sparato un primo colpo, l’altro avrebbe risposto con un colpo altrettant­o devastante. Forse dovremmo riconoscer­e che il tradimento dei Rosenberg fu un contributo alla pace nel mondo.

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