La marcia per i deportati del Ghetto. «Mai più odio»
Comunità ebraica e Sant’egidio ricordano il rastrellamento di Roma: «Isolare gli antisemiti»
1943
● Una marcia in memoria del rastrellamento del Ghetto di Roma, avvenuto il 16 ottobre 1943. Quel sabato 1.023 ebrei furono deportati dai nazisti: solo 15 uomini e una donna (nessun bambino) tornarono da Auschwitz
● Nei Lager morirono 6 milioni di ebrei, oltre a zingari e oppositori
«Non basta restare a guardare, non basta la cultura. Vogliamo sconfiggere chi ci odia, lo dobbiamo ai sei milioni che sono morti in quei campi, ma anche a noi e ai nostri figli». Il messaggio lanciato da Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica romana, scuote chi è sceso in piazza per la marcia organizzata insieme con Sant’egidio in memoria del rastrellamento del Ghetto, il 16 ottobre 1943, quando 1.023 ebrei furono deportati nei Lager nazisti. «Solo quindici uomini e una donna tornarono da Auschwitz. Nessun bambino fece ritorno. Ricordiamo l’orrore di quel sabato nero. Mai più», chiede Dureghello nel giorno in cui il pensiero non può non andare a quanto accaduto pochi giorni fa ad Halle, in Sassonia, con l’assalto antisemita del neonazista Stephan Balliet, che ha ucciso due passanti e lanciato bombe a mano contro la sinagoga. «Non possiamo ignorare i fatti di cronaca, troviamo vicende che spaventosamente ricordano quei giorni — spiega ancora la presidente —. Durante lo Yom Kippur e nell’anniversario dell’attentato alla Sinagoga di Roma, un nazista ha cercato di ripetere una strage. L’antisemitismo minaccia ancora l’europa, questa è una marcia di consapevolezza. Il messaggio è che fare memoria oggi è reprimere con gli strumenti giuridici questi fenomeni».
All’iniziativa hanno partecipato centinaia di persone. Una fiaccolata aperta dagli striscioni «Non c’è futuro senza memoria» e «La pace è il futuro», che si è mossa proprio da Trastevere, per raggiungere poi il Portico d’ottavia e la Sinagoga. Sparsi lungo il corteo i cartelli con i nomi dei campi di sterminio: Auschwitz, Birkenau, Flossenbürg, Treblinka, Buchenwald e tanti altri. In prima fila, oltre a Dureghello, il rabbino capo Riccardo Di Segni, l’ambasciatore d’israele Dror Eydar, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, la sindaca Virginia Raggi, il presidente della Comunità di Sant’egidio, Marco Impagliazzo. «Bisogna isolarli, conoscerli e combatterli, altrimenti il 16 ottobre del 1943 non sarà solo una memoria», ribadisce proprio il rabbino capo riferendosi a chi si rende responsabile di atti antisemiti, mentre il vescovo Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, ammette: «Ricordiamo una storia di disprezzo, troppo spesso giustificata anche da uomini di fede. Non possiamo permettere che il male ci assedi». E l’ambasciatore Eydar sottolinea come «la nostra marcia urla “Siamo qui”, il popolo di Israele è vivo».
Per Impagliazzo «il razzismo antisemita è un veleno che ancora scorre nelle vene delle città europee, anche a Roma. Siamo qui per bonificare luoghi e menti. Serve la reazione di tutti». Gli fa eco la sindaca Raggi: «Occorrono iniziative, come cancellare da Roma le strade che ricordano in maniera indegna i sottoscrittori del manifesto della razza», mentre Zingaretti auspica «una battaglia culturale e sociale, affinché razzismo e antisemitismo non rialzino la testa».