Corriere della Sera

Parla la figlia di Diabolik: «Mio padre non era un boss»

Ginevra Piscitelli stasera a «Non è L’arena» su La7: nei giorni dopo la sua morte ho avuto paura

- F. Fia.

«Ci eravamo scambiati dei messaggi poco prima che l’uccidesser­o, nessuno di noi pensava a qualcosa del genere. Ma nei giorni dopo la sua morte ho avuto paura». A poco più di due mesi dall’omicidio di Fabrizio Piscitelli, sua figlia Ginevra accetta di parlarne in una intervista che andrà in onda stasera all’interno del programma «Non è L’arena» su La7. Una puntata in cui oltre al delitto dell’ex capo ultrà della Lazio ci sarà un viaggio nel mondo delle curve di tutta Italia. «La cosa che mi ha pesato più di tutto è che quasi il mio dolore non fosse legittimo… perché le notizie che sono uscite lo descrivono come un boss e quindi è come se io e la mia famiglia dovessimo aspettarci una cosa del geneniente», re. Mio padre fu condannato a quattro anni di carcere ma oggi era libero: non era un boss mafioso, non ci vuole molto a capire che con quattro anni non puoi essere associato a dice ancora la 22enne, intervista­ta da Francesca Fagnani.

Piscitelli, noto come Diabolik, fu ucciso con un colpo di pistola alla nuca il 7 agosto su una panchina al parco degli Acquedotti. E se le indagini si sono da subito concentrat­e sul mondo dello spaccio e dei possibili contrasti per la spartizion­e del territorio e la vendita al dettaglio, nessuna pista definita sembra finora emersa con chiarezza. L’ipotesi più accreditat­a è che Piscitelli esigesse un sostanzios­o credito per una partita di droga e per questo sia stato eliminato in un agguato nel quale fu forse attirato con una trappola, dato che — solitament­e protetto e attento a ogni mossa, come mostrano i suoi telefoni criptati — quella sera era di fatto esposto a un pericolo che non si aspettava. L’unica videocamer­a utile a ricostruir­e i fatti inquadra il killer che si confonde tra gli altri corridori nel parco frequentat­o da chi fa jogging ma non ne rende riconoscib­ile il volto. L’uomo si sarebbe poi allontanat­o sullo scooter di un complice che lo attendeva poco lontano. Sicurament­e non una azione improvvisa­ta. Quanto alle presunte rivelazion­i di Fabio Gaudenzi, l’estremista di destra che lo scorso 2 settembre si è fatto arrestare dopo aver sparato alcuni colpi di pistola in casa annunciand­o di conoscere la verità sul delitto, non trovano finora riscontri.

«Dopo due mesi non c’è ancora il nome del killer — dice ancora la figlia di Piscitelli —. Mio padre era molto amato. Ci ripeteva che avrebbe voluto fare di più per noi».

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La figlia Ginevra, 22 anni, figlia di Fabrizio Piscitelli, ucciso il 7 agosto

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