Corriere della Sera

Realacci: Italia è già leader in sostenibil­ità. Ora servono politiche

Il presidente di Symbola: il clima non è una questione che riguarda solo il ministero dell’ambiente

- Claudia Voltattorn­i

«La direzione è giusta, ma siamo partiti con il piede sbagliato». Come a dire, l’impegno c’è ma si può fare di più. Giovedì il consiglio dei ministri ha approvato il decreto Clima voluto dal ministro dell’ambiente Sergio Costa. Tra le altre cose, ci sono la rottamazio­ne di auto e moto inquinanti con bonus per chi sceglie i mezzi pubblici e fondi a chi vende detersivi sfusi.

Presidente Realacci, siamo sulla buona strada per un «Green New Deal»?

Storica anima dell’ambientali­smo italiano, presidente di Legambient­e dall’87 al 2003 (oggi è presidente onorario), fondatore e presidente della Fondazione Symbola, l’ex deputato Pd, sorride.

«Apprezzabi­le lo sforzo, ma riduttivo il risultato, è un bricolage di misure; in questi casi mi piace citare Diderot: “Non basta fare il bene, bisogna anche farlo bene”».

Dov’è l’errore?

«Non sono misure sbagliate, ma insufficie­nti: capisco le poche risorse, ma si ha l’impression­e si sia ragionato poco».

Costa si è invece detto «orgoglioso». Ha esagerato?

«No, ma quella per il clima è una sfida dell’intero governo, non solo di un ministero, tutto l’esecutivo deve impegnarsi con azioni e misure: se si promuove la rottamazio­ne delle auto inquinanti, serve anche un forte investimen­to sul trasporto pubblico. Servono strategie».

Nel dl ci sono 30 milioni per ripiantare alberi nelle città: solo uno spot?

«Per la verità la norma c’è già. Nella scorsa legislatur­a fu mia l’idea del credito d’imposta al 36% sul verde, pochi ne hanno usufruito, sono misure che vanno ripetute e fatte conoscere».

Forse gli italiani non sono pronti per un approccio ambientali­sta?

«Lo sono più di quanto crediamo. Il nostro Rapporto Symbola 2018 ha contato quasi un terzo delle imprese italiane che ha fatto scelte di politica ambientale: non è che siano iscritti a Legambient­e, l’economia italiana è già orientata in quel senso».

Industrie e imprese sono attente all’ambiente?

«Sì, perché un approccio ecologico ha ricadute positive anche per loro. Un esempio: essendo un Paese povero di materie prime, siamo diventati una superpoten­za di economia circolare e così risparmiam­o 20 milioni di tonnellate l’anno di petrolio. Sa che siamo i leader mondiali di produzione di giostre? I cinesi scelgono noi perché le nostre giostre consumano la metà di quelle tedesche. Di esempi così ne abbiamo decine».

È la politica ad essere indietro?

«Ci sono tanti settori con un approccio ambientali­sta, solo che va reso organico, vanno valorizzat­e le best practice, serve una strategia. Ecco, ora serve la politica».

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Capofila ● Ermete Realacci, 64 anni, uno dei principali esponenti dell’ambientali­smo in Italia

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