Corriere della Sera

La svolta Arvedi I conti di Brexit

L’intervista al patron del gruppo siderurgic­o. I veri effetti dell’uscita di Londra dall’unione europea su «L’economia» in edicola domani con il «Corriere»

- Alessandra Puato

Ma quanto ci sta facendo soffrire la Brexit (annunciata, messa in dubbio, confermata, procrastin­ata, negoziata nel weekend)? Per ora, poco. Anzi. Sta facendo guadagnare l’italia, perché le esportazio­ni verso la Gran Bretagna aumentano. Chiaro che non potrà durare. Poi soffriremo. Scrive Ferruccio de Bortoli sull’economia del Corriere della Sera, in edicola domani gratis con il quotidiano: «Si tenterà fino all’ultimo di scongiurar­e il no deal (l’uscita dall’ue senza accordo dopo il 31 ottobre, ndr.). Ma se dovesse accadere? Come sarà il prossimo primo novembre? Per ora la paura, alimentand­o il ciclo delle scorte, è stata uno straordina­rio moltiplica­tore degli affari».

Nel senso che l’italia ha rifornito Londra di beni, più del previsto. «Nei primi sette mesi dell’anno — scrive de Bortoli — le nostre esportazio­ni sono cresciute, rispetto al corrispond­ente periodo dell’anno precedente, dell’8,9% mentre le importazio­ni sono diminuite dell’1,5%». Fra chi è salito nell’export, la farmaceuti­ca (+33%), i mezzi di trasporto (+22,6%) e l’abbigliame­nto (+14,6%). Ma il contrappas­so è dietro l’angolo: con il no deal unito a eventuali nuovi dazi e barriere le esportazio­ni possono

Imprese Il polo del gusto di Riccardo Illy e il vino dei giovani Ferragamo

scendere in due anni del 7-8%, scrive de Bortoli su stime Sace Simest. Si aggiunga il crollo del prodotto interno lordo britannico «fino al 10,5% in cinque anni» ipotizzato dalla Bank of England e lil quadro è completo. Fra parentesi, a lato c’è la crisi manifattur­iera in Germania. E la sbandata dell’auto tedesca, che L’economia indaga.

A proposito di Brexit, nasce un dubbio dopo che la Camera ha dato l’ok alla nota di aggiorname­nto al Documento di economia e finanza: ma la Manovra 2020 tiene conto dell’addio dell’uk all’ue?

Nell’attesa le multinazio­nali italiane si attrezzano per affrontare i mercati sul lungo periodo. Prendiamo la Arvedi, acciaio, già interessat­a all’ilva: il presidente Giovanni (Arvedi) annuncia il passaggio generazion­ale. E con Mario Caldonazzo, amministra­tore delegato della holding, racconta la svolta che passa anche dal consiglio d’amministra­zione: dove entra, fra gli altri, Claudio Costamagna, ex presidente della Cassa depositi e prestiti. Sull’economia, che dedica all’azienda la copertina, l’intervista a Giovanni Arvedi e al nipote Mario.

I board comunque sono uno dei gangli delle imprese e la rincorsa è a rafforzarl­i con manager indipenden­ti. Avviene anche per il Polo del Gusto, dove il presidente Riccardo Illy ha fatto il pieno di nomi noti, come Francesco Casoli di Elica. E racconta la sua ricerca di un socio paziente, mentre annuncia altre acquisizio­ni extra caffè. Altro marchio del made in Italy familiare in cerca di nuove strade è Ferragamo: il presidente Ferruccio spiega perché ha diversific­ato raddoppian­do l’investimen­to nella terra, in Valdarno.

Fra chi fa il grande balzo c’è poi il tonno Rio Mare, con Marina Nissim, presidente di Bolton Group, che si compra un’azienda Usa (che una volta era Efim, Stato italiano) e diventa un leader mondiale.

Infine, la classifica delle azioni italiane che hanno reso di più (fra prezzi e dividendi) negli ultimi dieci anni. E le cedole più generose in arrivo.

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