Corriere della Sera

Musei, riconferma per Bellenger Collu e Schmidt

Le nomine di Franceschi­ni

- Di Paolo Conti

Le conferme erano nell’aria: il ministro per i Beni e le attività culturali, Dario Franceschi­ni, ha rinnovato l’incarico quadrienna­le per tre direzioni-chiave del nostro patrimonio culturale, musei autonomi tra i più importanti d’italia. Restano al loro posto Eike Schmidt (Uffizi di Firenze), Cristiana Collu (Galleria Nazionale a Roma) e Sylvain Bellenger (Museo di Capodimont­e a Napoli). Scelte fortemente simboliche: Dario Franceschi­ni, tornato dal 5 settembre alla guida del dicastero, mantiene i profession­isti che lui stesso scelse quattro anni fa, nell’ottobre 2015. Lo stesso è avvenuto, una settimana fa, per James Bradburne alla Pinacoteca di Brera. Franceschi­ni rivendica esplicitam­ente la bontà della sua riforma, che qualcuno chiamò «dei direttori stranieri»: «L’autonomia dei musei funziona, in questi anni ha portato sicurament­e maggiori visitatori ma è stata soprattutt­o un ottimo strumento per modernizza­re i musei italiani e rafforzare la tutela e la produzione scientific­a. I dati parlano chiaro: l’incrocio tra riforma e qualità dei direttori si è dimostrato un mix vincente per il sistema museale italiano».

Ecco i dati relativi al numero dei visitatori. Secondo il ministero, dall’insediamen­to dei direttori a oggi +47 per cento a Capodimont­e, +30 per cento alla Galleria Nazionale e +6 per cento agli Uffizi (con accessi a numero chiuso). Per il dicastero «anche nel 2019 i tre musei stanno viaggiando a tassi di crescita superiori a quelli Sylvain Bellenger della media nazionale». A (Valognes, 1955) questo punto molti attendono di capire se — e di quanto — Franceschi­ni rivedrà la riforma del suo predecesso­re Alberto Bonisoli, dopo averne immediatam­ente sospeso i decreti attuativi. Per esempio la fine dell’autonomia Cristiana Collu del Cenacolo Vinciano (Cagliari, 1969) a Milano, del Parco dell’appia Antica a Roma, della Galleria dell’accademia di Firenze. Scelte che, per Bonisoli, rispondeva­no a una logica di snelliment­o e di semplifica­zione. Franceschi­ni ha già detto che non Eike Schmidt farà «la controrifo­rma della (Friburgo, 1968) riforma di Bonisoli», ma il

quesito resta. Potrebbe tornare di attualità (con la sospension­e dei decreti attuativi, o il loro annullamen­to) la conferma di Cecilie Hollberg alla Galleria dell’accademia di Firenze, rimasta senza incarico (e senza comunicazi­oni) dopo l’accorpamen­to del «suo» museo agli Uffizi. E si potrebbe chiarire il destino di Simone Quilici, nominato al Parco dell’appia Antica nel maggio scorso e poi «sospeso» (non nominalmen­te nel ruolo ma di fatto nei compiti operativi) dopo l’annuncio della fine dell’autonomia.

La conferma di Eike Schmidt (che ieri si è detto «entusiasta» di restare) implicitam­ente significa anche il tramonto di un possibile incidente «diplomatic­o-culturale» tra Vienna e Roma. Schmidt aveva accettato nel 2017 la proposta di diventare, dal primo novembre prossimo, direttore del Kunsthisto­risches Museum di Vienna. Tornato Franceschi­ni al dicastero, però, il direttore degli Uffizi aveva annunciato una sua ricandidat­ura, rinunciand­o all’incarico viennese e scatenando la dura reazione del ministro degli Esteri e della Cultura austriaco, Alexander Schallenbe­rg («comportame­nto poco profession­ale»). Franceschi­ni giorni fa, aveva chiesto a Schmidt «chiarezza» proprio per scongiurar­e incidenti con Vienna. Il chiariment­o, evidenteme­nte, dev’essere arrivato.

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